Quanto il calcio è lontano dal football: Robin Hood non è italiano, e si vede

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Sono stati gli inventori del calcio e se ne vantano gli inglesi. Pur non avendo vinto quasi nulla con la loro nazionale restano un esempio da seguire per tutte le federazioni del mondo.

Il loro modo di intendere il calcio a livello di club ha attratto negli ultimi decenni i facoltosi magnati arabi e russi che in premier hanno investito consentendo alle società del regno dell’albione di essere stabilmente protagoniste delle massime competizioni continentali. Che siano un passo avanti lo dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, anche la recente proposta di ripartizione delle risorse avanzata dai club della massima serie nei confronti delle cosiddette società minori.

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Attualmente esiste un paracadute che attribuisce alle tre retrocesse dalla massima serie un indennizzo pari a 44 milioni di sterline ciascuno. Alle tre promosse dalla championship vengono distribuiti premi per complessive 170 milioni di sterline. L’idea dei ricchi club della premier è quella di abolire questi benefici e di ridistribuire tali risorse verso le società delle leghe minori. L’obiettivo è quello di consentire a queste ultime di investire le risorse per migliorare la qualità degli stadi e dei centri sportivi.

Altre proposte interessanti sono arrivate dal meeting di premier quali ad esempio l’obbligo di schierare in championship un numero da stabilire di u23 inglesi e cosa che già da subito verrà attuata la pubblicizzazione dei dialoghi intercorrenti tra gli attori che prendono le decisioni nei casi di interventi della VAR subito dopo le partite.

SOLO UN’ILLUSIONE…

Proposte dunque da considerare anche da parte delle altre federazioni, quella italiana compresa. Sarebbe quella riguardante i dialoghi una forma di trasparenza che eviterebbe o perlomeno attenuerebbe il clima di sospetti e di veleni che settimanalmente si instaura attorno ai nostri campionati. È certamente da clonare quella della ridistribuzione delle risorse perché il futuro del calcio, soprattutto quello italiano, passa per una seria politica dedicata ai vivai ed al rispetto di un pubblico che ha ormai abbandonato gli stadi italiani obsoleti e fatiscenti soprattutto nelle categorie minori. Robin Hood però è inglese e non italiano e al momento una riforma economica del nostro calcio è solo una pia illusione.

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