Musumeci, il Palermo e i suoi tifosi meritano rispetto

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Diciamolo chiaramente, quella del presidente della Regione Musumeci sulla lettera con la quale il Palermo chiedeva l’apertura parziale del Barbera per la partita del debutto in Serie C, con tutte le misure opportune per garantire il distanziamento interpersonale imposte dall’emergenza Covid, è stata una pantomima indecorosa.

Secondo il resoconto del giornalista di Repubblica Valerio Tripi nel suo intervento telefonico su Tva Radio Azzurra (di cui RosaneroLive è partner per le radiocronache delle partite del Palermo), venerdì a margine della conferenza stampa di presentazione delle tappe siciliane del Giro d’Italia, il governatore ha prima detto di non aver ricevuto la lettera del club rosanero, poi, informato dell’arrivo della missiva da un suo collaboratore, ha detto di non aver avuto il tempo di leggerla!

Qualcosa non funziona, a Palazzo d’ Orleans. O la segreteria non informa il presidente della corrispondenza in arrivo o il presidente ha cercato una scappatoia ed è stato smentito. La lettera era stata spedita dal Palermo martedì e venerdì, dopo quattro giorni andava in scena questo siparietto ridicolo. E offensivo, verso una società sportiva e verso la sua tifoseria. Forse, qualcuno penserà che, di fronte a quanto accade, lo sport è una faccenda secondaria e non urgente, che può aspettare, insomma e che aprire uno stadio al pubblico sia impensabile, in queste condizioni.

Non è così, come non è così per lo spettacolo, per teatri e cinema. Diciamo subito che il primo a non pensarla così è proprio Musumeci che, la settimana scorsa, in uno dei suoi tonitruanti ultimatum al governo nazionale sosteneva che, se non ci avesse pensato Roma, a riaprire parzialmente gli stadi in Sicilia, ci avrebbe pensato lui, con una propria ordinanza. Che non è mai arrivata.

MANCA L’ORDINANZA

Era il 19 settembre, una decina di giorni fa. La Regione doveva ritenere che ci fossero le condizioni per una presa di posizione del genere, altrimenti sarebbe stata una sparata irresponsabile. Siamo purtroppo abituati a una politica fatta di vuote parole, di proclami volti soltanto a alimentare la contrapposizione tra schieramenti opposti, per raccattare briciole di consenso, ma che alla prova dei fatti si dimostrano quello che sono. Ma qui ci vanno di mezzo le aspettative degli appassionati, da otto mesi ormai costretti a vivere un calcio senza calore, quelli degli spalti vuoti, almeno in Sicilia. Altrove, i governatori sono stati più solleciti e sensibili e, soprattutto, concreti.

Soprattutto, ci vanno di mezzo gli interessi delle società, che – vorrei ricordare a chi pensa che lo sport sia argomento secondario – sono aziende che danno lavoro a decine di persone, che investono denari pur nella prospettiva fortemente critica di un paese nella morsa della recessione causa Covid. Investimenti a perdere, insomma. Proprio per questo, riaprire lo stadio a un pubblico ridotto, controllato e distanziato avrebbe dato il segnale di una ripresa, di una volontà di provare a immaginare un nuovo futuro, di ricominciare, ecco, nonostante tutto. Di tornar a far sentire alla squadra il sostegno dei tifosi, attraverso una piccola rappresentanza, che si perderebbe dentro un grande stadio, come il Barbera, o come il Massimino, o il San Filippo di Messina, perché il discorso non vale soltanto per il Palermo.

IL CALCIO È UNA COSA SERIA

Predisporre tutto per l’ingresso di mille tifosi, forse, costerebbe tanto quanto l’incasso che garantirebbe, ma avrebbe una grande valenza, sportiva e sociale e metterebbe i club siciliani al pari di quelli di altre regioni che già possono aprire, o socchiudere, le loro porte. Questo dovrebbero capire anche i tifosi dei club che protestano e scrivono “o tutti o nessuno”. No, meglio pochi, ma ricominciare a aprire e, piano piano ampliare il numero di ingressi. Ma Musumeci non ha avuto il tempo di leggere una lettera. E di rispondere, magari che no, non è possibile riaprire perché in dieci giorni le condizioni sono cambiate. Niente, nemmeno questo.

In cambio una scusa: non è arrivata, anzi sì, ma avevo altro da fare. Chissà cosa, forse qualche comparsata di campagna elettorale. Lo sport non è soltanto occasione per mettersi davanti a un microfono e alle telecamere, così come la politica non sono soltanto chiacchiere, ma assunzione di responsabilità e atti concreti per il bene della collettività. Presidente Musumeci, lo sport, il calcio, il Palermo e i suoi tifosi meritano rispetto e non atteggiamenti di sufficienza, perché sono cose serie. E il tempo cerchi di trovarlo.


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