Il calcio siciliano fa un balzo indietro di 20 anni. La complicata risalita dei club dell’isola

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Chissa’ come i sociologi potrebbero collegare lo stato dello sport “d’elite”, e il calcio in particolate, in Sicilia con le condizioni sociali e economiche della Regione.

Non e’ esagerato scrivere che lo sport stia vivendo una stagione grama e grigia come un inverno rigido, una crisi pesante proprio come quella che gli effetti della pandemia rischiano di rendere ancora piu’ tragici.

CRISI GRAVISSIMA


La crisi gravissima che sta vivendo la Sicilia sul piano economico,e che si riflette sulla qualita’ della vita nelle nostre citta’, come testimoniano ogni anno tutte le classifiche, non poteva non riflettersi sul mondo del calcio isolano, specialmente adesso che i club devono contare quasi esclusivamente sulla “forza” dell’imprenditoria locale.

IL FUTURO E’ UN TRISTE PASSATO

Il Palermo che conquistò la serie B nella stagione 2000/01

La sentenza che conferma la classifica della Serie B e condanna il Trapani alla retrocessione in C riporta il calendario del calcio isolano indietro di ben 20 anni! Bisogna ritornare al 2000/01 per ritrovare le prime due serie del calcio italiano senza siciliane, proprio come nella prossima stagione. Le principali squadre dell’Isola, quell’anno militavano in Serie C1, girone B. Erano tre, come nel campionato che sta per iniziare: Palermo, Catania e Messina; al posto dei giallorossi l’anno prossimo ci sara’, appunto, il Trapani neoretrocesso, che spera ora nei ricorsi alla giustizia ordinaria contro la decisione dei giudici sportivi.

Venti anni fa, Palermo e Messina centrarono la promozione alla fine di una stagione memorabile, decisa all’ultima giornata coi rosanero primi per il ko dei peloritani a Avellino, anche per un rigore fallito da Torino, e i giallorossi successivamente vincitori dei play off sul Catania giunto terzo in regular season.

DALL’ APICE AL PUNTO PIU’ BASSO

Le tre societa’ non lo sapevano ancora, ma si stava aprendo per loro il caputolo piu’ brillante delle rispettive storie. Capitoli di lunghezza diversa, ma con un finale amarissimo che ha riportato tutte a ripartire dal basso. Rosanero e rossazzurri si ritrovano in C, col Trapani, mentre il Messina ristagna in D, tra rupetuti saliscendi e fallimenti. Ma a oggi e’ difficile pronosticare per le tre siciliane un torneo di C da protagoniste. Difficile dire quando arrivera’ l’equinozio di primavera sul calcio siciliano. Che mai come adesso denuncia tutte le sue fragilita’ strutturali e gestionali.

Palermo, Catania, Messina, Trapani e, per restare nell’attualita’, la Sicula Leonzio: nessuna di loro ha dovuto rinunciare alle ribalte piu’ luminose del calcio professionistico per i risultati deficitari.

FRAGILITA’ ECONOMICA E GESTIONALE

C’e’ sempre stato altro, segno di una fragilita’ economica o di una inadeguatezza programmatica o gestionale che ne ha segnato il destino, che ne ha decretato la condanna, la casistica e’ lunga: pasticci nell’iscrizione al campionato (Palermo) o nel pagamento degli stipendi (Trapani), fallimenti (Messina) rinunce (Sicula Leonzio o il Siracusa, l’anno precedente) e , o addirittura retrocessioni per combine, nel caso del Catania. Che ha rischiato di fallire nelle scorse settimane, e’ stato salvato in extremis, ma il suo futuro e’, sportivamente e tecnicamente, una incognita; cosi’ come pieno di dubbi e’ il futuro del Trapani, dopo la cocente delusione di una salvezza conquistata sul campo e sfumata per sessantamila euro: a tanto ammonta la quota di stipendi di gennaio e febbraio pagata in ritardo per cui il club ha subito i due decisivi punti di penalizzazione.

La societa’ granata intende andare avanti nel progetto, che pero’ dovra’ fare i conti con un ridimensionamento tecnico inevitabile: 19 giocatori sui 28 della rosa sono in scadenza, la squadra andra’ completamente rifatta.

IL PALERMO E I TANTI LATI OSCURI

Come, del resto quella del Palermo, ancora alla ricerca dell’allenatore, prima di completare una rosa dagli ancora pochi petali.

Sembrava che il club si stesse muovendo sfruttando il tempo concesso dalla promozione per lo stop anticipato della Serie D, con il girone I dominato dai rosa, nonostante gli innegabili problemi dovuti al lockdown e al successivo “allungamento” della stagione nelle altre categorie; sembrava che le idee fossero chiarissime su impostazione tattica e identikit dell’allenatore. Anzi, sembrava che il tecnico fosse gia’ stato individuato, contattato e agguantato; sembrava che il budget, per qualcuno esiguo, fosse l’indicazione della volonta’ e della capacita’ di gestire oculatamente le risorse disponibili, senza sprechi, ma con investimenti mirati sulla qualita’ delle scelte e con modalita’ che non ipotechino il futuro.

Certamente, i fatti non hanno smentito queste impressioni, ancora, ma nemmeno rassicurato i tifosi. Per la semplice ragione che di fatti ancora non se ne sono visti. Ci sara’ da aspettare, il tempo c’e’. Ma il vantaggio sulle avversarie e’ andato sprecato, questo appare certo.

AMBIZIONI REPRESSE E GLORIE FUGACI

E se Palermo, Catania e Trapani devono partire dal gradino piu’ basso del professionismo, le altre grandi citta’ siciliane sono messe ben peggio, a vivacchiare tra ambizioni represse, nostalgie di glorie fugaci e passate nelle serie dilettantistiche, ovvero la dimensione massima dove possono arrivare, in molti casi, con le disponibilita’ economiche delle rispettive proprieta’.

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