Dalla Florida a Palermo: Aiello e il “sogno americano” in rosanero

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La sua “America” è sempre stata Palermo. E quando gli è stato prospettato un lungo, estenuante viaggio verso l’universo dorato del pallone, lui non ha barcollato. Tutt’altro. Nonostante avesse 14 anni, e nonostante le distanze oceaniche. Quella del giovane Francesco Paolo Aiello, attaccante in forza quest’anno alla formazione Juniores del Palermo, è una di quelle storie in cui si frullano romanticismo e passione, sacrificio e perseveranza. E, soprattutto, un grande amore. Quello per il calcio, che non conosce limiti e confini.

Distanze che lui, invece, giovanissimo, ha reso piccole piccole e messo in tasca. A Orlando, in Florida, ha staccato il ticket aereo e lasciato 8mila chilometri dietro i genitori, la sorella, l’infanzia, gli amici e tutte le comodità che gli Stati Uniti, sin dalla nascita, gli avevano dato. Ha infilato l’adolescenza in valigia ed è atterrato all’aeroporto Falcone e Borsellino.

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Francesco Paolo Aiello dopo avere realizzato il “sogno” Palermo

FRA L’AZZURRO E IL ROSA

Nell’escalation verso l’aspirazione più grande, quella di diventare un calciatore, Francesco Paolo, classe 2002, si è sin da subito messo in moto. E appena giunto nella città natale del papà – che aveva compiuto il percorso inverso, da Palermo a Orlando – ha mosso i primi passi con la maglia della Tieffe. Stesso club, con sede a due passi dal mare di Mondello, da cui ha spiccato il volo, fra i tanti, anche l’attuale colonna rosanero, Roberto Crivello. Dall’azzurro del mare s’è poi trasferito al verde di Monreale, tappa precedente alla meta più importante. Quella che gli ha permesso di afferrare e vestire la divisa colorata di rosa. Dopo il primo approccio, che era avvenuto sotto la gestione Zamparini, il cellulare ha squillato ancora: l’estate scorsa è stata la dirigenza del neopresidente Dario Mirri a dirgli di “sì”.

Orlando-Palermo, 8500 chilometri

JUNIORES SCHIACCIASASSI

E la gioia è stata immensa. Figurarsi quando ha vestito per la prima volta la maglia del Palermo in gare ufficiali. Come per i compagni di squadra, la sua, di stagione, è stata in generale ricchissima di successi. D’altronde la formazione Juniores rosanero, che Rosario Argento e Leandro Rinaudo hanno affidato quest’anno al tecnico Antonello Capodicasa, ha fatto da assoluta schiacciasassi nel proprio girone. Torneo in cui gli Under 19 rosanero hanno realizzato, sulla scia della prima squadra, un “filotto” di successi, arricchiti fra l’altro da reti a valanga. E Aiello, punta centrale dal fisico importante, non ha fatto mancare il suo contributo.

LACRIME DI GIOIA IN DIGITALE

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Aiello con la maglia della Tieffe

Nel percorso da sogno del giovane, una giornata magica è stata quella della firma sul contratto. Il “nero su bianco” durante la caldissima estate della rinascita del Palermo, ha permesso a Francesco Paolo di dare il primo vero “bacio” alla maglia rosanero. Dopo il primo “flirt” dell’era friulana, la comunicazione dell’accordo ai genitori è stata data… in digitale. Non poteva essere altrimenti. La gioia, insomma, è andata in streaming: “Come negarlo? Ho pianto come un bambino”, ci racconta dalla Florida Francesco, che oltre al nome condivide col figlio l’amore sfegatato per il calcio. “Il giorno della firma è ancora oggi indimenticabile. Mettetevi nei miei panni: io emigrante – racconta emozionato a rosanerolive –, mio figlio torna a quelle che sono le mie origini, e in più veste la maglia della squadra che ho sempre adorato…”

Aiello in allenamento, con la Juniores di Capodicasa

“SEMPRE AL SUO FIANCO”

Ci chiedeva di partire già a 12 anni – ha proseguito Francesco Aiello –, ma io e mia moglie gli abbiamo dato l’ok quando i tecnici ci hanno consigliato di farlo giocare, per una crescita importante, in Europa. Gli abbiamo fatto promettere soltanto una cosa: lo studio e la scuola sempre in primo piano… E il nostro orgoglio è legato anche ai grandi risultati ottenuti finora”.

Poi uno dei messaggi più preziosi, al di là di come si svilupperà la carriera calcistica del giovane. “Come ci siamo convinti a mandarlo a Palermo? La lontananza pesa parecchio, ma per i figli si fa ogni cosa. Tutto il resto è aria. Il suo è un sogno da sostenere. E da papà preferisco, un giorno, poter solo dire di avere contribuito a realizzarlo”.

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