Sindaco-tifoso, una novità del Palermo targato Mirri-Di Piazza

I tifosi rosa nero in questo ultimo anno hanno potuto scoprire la piacevole novità di un sindaco cittadino in primissima linea nel sostegno delle vicende del Palermo calcio

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Una grande novità la presidenza e proprietà dei Mirri l’ha evidenziata. Quale? Vedere un sindaco che fa il tifoso come non lo si era mai visto prima. Un sindaco presente e che presenzia instancabile ad ogni iniziativa a patrocinio rosa nero. Un primo cittadino che espone orgoglioso la bandiera nel “palazzo di città” (mai accaduto o quasi) e che non si nega, nel condividere e promuovere le vicende rosanero.

UN PRIMO CITTADINO FINALMENTE “ULTRAS”

Un sindaco pieno di entusiasmo in questa vicinanza al club come forse mai visto in oltre 30 anni di carriera politica. È tutto molto bello, anzi bellissimo finalmente, ma non bisogna avere chissà quale grande memoria per notare che qualcosa che stride c’è. Dov’è stato in questi ultimi 16 anni? In 13 dei quali il Palermo era in A a dar lustro alla città di cui porta il nome? In cui almeno in 9 dei 13 nella massima serie sono stati molteplici i risultati e campionati brillanti?  Ricordiamo tutti quanto era difficile comunicare tra proprietá rosanero e amministrazione comunale. Quanto si lamentava di questa distanza Zamparini? Ricordiamo come anche negli anni piú belli, il piú volte sindaco Orlando restava tiepido, e distante dai trionfi della squadra calcistica. Era evidente, come non avesse mai mostrato reale interesse, alle vicende rosanero “made in Friuli”.

Grande feeling tra amministrazione comunale (Orlando) e proprietà rosa nero (Mirri), viatico molto positivo

RICORDATE LE FREDDEZZE SULL’ ASSE, COMUNE E PROPRIETA’ ROSA NERO?

Tutti ricordiamo l’evidente difficoltà (se non “indifferenza”) di comunicazione tra sindaco e proprietà calcistica, specie quando si parlava di progetto stadio. Allora la domanda, la considerazione senza risposte è: chissà se con un atteggiamento meno respingente verso Zamparini, questi non avrebbe avuto quel tragico cambio di direzione e atteggiamenti. Sia chiaro, non c’è nessun tentativo di mitigare le colpe dell’ex patron che restano molteplici e spesso tutte evitabili. Nè intenti “revisionisti”. Orlando ha a titolo personale tutto il diritto di gradire o meno alcuni personaggi, e non “impazzire” di fronte alla prospettiva di averci a che fare, ma istituzionalmente probabilmente avrebbe potuto avere altro atteggiamento, un atteggiamento di disponibilità reale, come vediamo in questo periodo nel confronto del sodalizio rosanero capitanato da Dario Mirri. In quegli anni mai la burocrazia e la politica locale sono state molto disponibili verso l’ex patron rosanero, e questo può senz’altro aver danneggiato quel Palermo.  

QUESTIONE DI APPARTENENZA?

Mirri è palermitano: questa appartenenza basta a spiegare questo improvviso innamoramento e attivismo rosanero del sindaco? L’aver patrocinato il bando di assegnazione basta a spiegare tutto? La freddezza di Orlando verso il “Palermo friulano” è stata palese almeno quanto adesso eccessivamente entusiastico appare il suo apporto a quello palermitano. Questo non è stato giusto, né corretto, e non abbiamo timore di sostenere col senno del poi che se mai Orlando avesse mostrato anche solo il 20% dell’entusiasmo e collaborazione attuale verso i nostri colori, forse il Palermo non avrebbe avuto mai quel tracollo e tante cose negative non sarebbero accadute. Bastava la territorialità dei protagonisti? Si è forse rimasti immobili mentre il Palermo rischiava di fallire, creando così le premesse di una società “a chilometro zero”? È possibile arrivare al punto di accettare che si ripartisse da zero?

un momento della conf. stampa del 09-06-2020

NETTA DIFFERENZA DI ATTEGGIAMENTO

Si tratta di semplici interrogativi, analisi sui comportamenti di uno stesso soggetto ex post, rispetto ad oggi. È innegabile in Orlando la clamorosa differenza di atteggiamento verso il Palermo con Maurizio Zamparini e ora con Mirri. Si è passati dal più freddo distacco, alla piú smodata collaborazione. Sinceramente crediamo che un primo cittadino dovesse solo favorire il meglio per la squadra che rappresentava la propria città a prescindere dal proprio pensiero sulla controparte con cui discutere le vicende calcistiche. I comportamenti ideali che vediamo adesso e benediciamo, sono comunque l’esplicita dimostrazione che a lungo in passato anche chi doveva per ruolo dar un convinto sostegno al club cittadino non lo ha probabilmente svolto con l’attuale impeto positivo, e questa netta dicotomia ci andava semplicemente di farla notare.

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