Palermo e Trapani: un parallelismo angoscioso che contagia tutta la Sicilia

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Quante volte abbiamo sottolineato, parlando della bella Sicilia, le differenze clamorose che rendono questa Regione una delle più belle, se non la migliore, del panorama italiano? Paesaggi, dialetti, mare, monti, laghi, diversità enogastronomiche e numerose realtà socio-culturali: la vecchia Trinacria non smette mai di stupire l’essere umano mostrando sempre una tessera diversa che compone lo stesso mosaico territoriale. Tutta questa varietà diventa, tristemente, angosciosa se spostiamo il tiro verso il mondo del calcio: Palermo e Trapani, infatti, potrebbero vivere lo stesso fato avverso che corre sui binari di un parallelismo sconcertante. Ecco perché.

Palermo e Trapani

UN FILO DIRETTO POCO RASSICURANTE PER PALERMO E TRAPANI

Angoscia è la parola giusta. Ne siamo convinti. E, purtroppo per il calcio siciliano, unisce Palermo e Trapani ma, anche, altre società della Sicilia. Ma il parallelismo più spiccato è certamente quello che lega rosanero e granata. Un déjà-vu che i tifosi palermitani ricordano sinistramente potrebbe abbattersi sulla torre di Ligny provocando uno scossone, l’ennesimo, dal sapore siculo.

I fatti che hanno portato al fallimento del U.S. Città di Palermo potrebbero ripresentarsi, sotto la medesima salsa rancida, in quel di Trapani, in un parallelismo che, onestamente, speriamo non si avveri. Perché quando una società della Sicilia perisce, tutta la Regione esce sconfitta. Ma quali sono le congruenze che potrebbero acquisire tratti nefasti color granata? Il primo deriva dalla categoria: il vecchio Palermo fallì mentre disputava il campionato di Serie B ed il Trapani Calcio, attualmente nella serie cadetta, potrebbe cadere nel baratro delle difficoltà economiche nella medesima serie che vide sfiorire i rosanero.

Perché l’attuale situazione dei granata non è per niente semplice da amministrare: le difficoltà economiche ed il debito accumulato dalla società, potrebbero portare alla cessione di qualche calciatore, nonostante il colpo Biabiany.

UN POTENZIALE PROPRIETARIO IN COMUNE

Un altro punto in comune tra Palermo e Trapani? Beh, entrambi i club hanno registrato l’interesse di un noto imprenditore italiano. Di chi parliamo? Ovviamente di Claudio Lotito, attuale presidente della Lazio e socio di Mezzaroma nella Salernitana, compagine che attualmente milita in Serie B. Prima dell’avvento del duopolio formato da Mirri e Di Piazza, Lotito si era fortemente interessato all’asset Palermo tentando la scalata alla società. Negli ultimi giorni, il nome del patron dei biancocelesti ha fatto capolino anche per la società granata. Finirà come per i rosanero, diventando quindi un altro punto in comune, oppure Lotito potrebbe diventare un candidato molto autorevole?

E LOTITO POTREBBE PORTARE UN “PRODOTTO TIPICO TRAPANESE”

Ovviamente, nessuno può scommettere sul fallimento del Trapani o sul sicuro passaggio di proprietà che ossigenerebbe le casse societarie dei granata. Ma se Lotito riuscisse ad impadronirsi dei siciliani, il patron della Lazio potrebbe portare un “prodotto tipico trapanese” nella sua avventura. E se accadesse, inconsapevolmente creerebbe un nuovo parallelismo con il Palermo. Nel “consorzio” della nuova proprietà, infatti, potrebbe esserci Andrea Bulgarella, imprenditore nato ad Erice (bellissimo paese sopra Trapani) che ha già guidato i granata negli anni ’90. Esattamente come Mirri che, da palermitano doc, comanda le operazioni di rinascita del proprio club del cuore. Un altro, possibile, punto di contatto tra le due realtà della Trinacria?

Palermo e Trapani potevano avere un proprietario in comune

UNA DIFFICOLTÀ ESTESA A TUTTA LA SICILIA…

Palermo e Trapani, certamente, rappresentano la punta del parallelismo della difficoltà che vive, attualmente, il calcio siciliano. È la forma con più punti di contatto, almeno. Ma “Se Atene piange, Sparta non ride” potrebbe diventare il leitmotiv di tutta la Sicilia. Il Catania di Pulvirenti e Lo Monaco vive in difficoltà economiche che, per adesso, mettono in discussione il futuro degli etnei e la prossima partita casalinga contro la Casertana: la sfida del Massimino, infatti, verrà giocata a porte chiuse perché la società sicula non può garantire la sicurezza nell’impianto in una partita a rischio. Tradotto: non ci sono soldi per gli steward. Siracusa ed Akragas hanno sorseggiato il calice del fallimento, lo stesso dei rosanero, dopo l’esperienza in Serie C. In terza categoria gioca anche la Sicula Leonzio che, pur non avendo problemi economici, vive lo spettro di una retrocessione in Serie D in virtù dell’ultimo posto nel Girone C.

Questi punti in comune, soprattutto tra palermitani e trapanesi, potrebbero minare la tradizione calcistica di una Regione che ha offerto, come in altri campi, una varietà di storie ed emozioni a tutto il movimento italiano. La rinascita del Palermo, targata Mirri-Di Piazza, sia il barlume per un futuro professionistico nel “football” che conta.

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