Razzismo negli stadi: il caso Balotelli fa ancora discutere

I veronesi minimizzano l'accaduto mentre i bresciani condannano ufficialmente il caso e criticano le dichiarazioni degli avversari

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Ennesima polemica sul razzismo all’interno degli stadi italiani. Questa volta, il caso si è verificato a Verona, durante la sfida tra gli scaligeri e il Brescia e ha colpito, ancora una volta, Mario Balotelli. A un certo punto della partita, agli ennesimi buuh nei suoi confronti da parte di parte della tifoseria veneta, l’ex punta di Milan e Inter ha reagito scaraventando il pallone verso la curva gialloblu.

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LA REAZIONE DI BALOTELLI

La punta bresciana, dopo la reazione immediata, ha minacciato di lasciare il campo di calcio. Compagni, avversari e direttore di gara, hanno cercato di dissuaderlo e sono riusciti a convincerlo a rimanere sul prato di gioco. Per la cronaca, successivamente, Balotelli è riuscito a siglare la rete della bandiera per i lombardi, fissando il risultato del match sul 2-1.

LE DICHIARAZIONI DEL POST PARTITA

Il caso è stato reso ancora più grave dalle dichiarazioni successive alla partita. Innanzitutto, le dichiarazioni del tecnico veronese Ivan Juric, nel post partita. Intervistato dai microfoni di Sky, l’ex centrocampista del Genoa ha commentato così l’accaduto: “Oggi non c’era niente, nessun urlo razzista, assolutamente. Non ho paura di dirlo. C’erano grandi fischi e grandi sfottò nei confronti di un grandissimo giocatore ma niente altro. (…) in Italia si va verso questa direzione di dare la colpa allo straniero, però oggi non c’era niente”. Quindi, secondo Juric, gli italiani sono razzisti però, domenica, parte dei suoi tifosi non lo sono stati. Ed è da sottolineare il fatto che ci si riferisca solo a una parte dei tifosi presenti allo stadio, non a tutti. Ma ciò non deve distogliere l’attenzione delle istituzioni sulla gravità dell’accaduto.

IL CASO FERRIER DEL 1996

Ricordiamo il caso Ferrier, avvenuto proprio a Verona, nel lontano 1996. La società gialloblu acquista ad aprile, per l’anno successivo, il difensore olandese Maickel Ferrier, di origini surinamese (e quindi, di colore). Durante un derby veronese, tra gli scaligeri e i cugini del Chievo, viene esposto in curva un fantoccio di colore nero impiccato con accanto una scritta in dialetto veronese tutt’altro che ospitale per il nuovo giocatore.

Il caso verrà condannato da stampa e dirigenza veronese ma, in conclusione, la società del Verona rinuncerà all’acquisto del calciatore, per presunti problemi fisici dandola vinta alle richieste del proprio tifo organizzato.

LE PAROLE DEL CAPO ULTRAS VERONESE

Ciò che rende ancora più indecente la vicenda però, sono le dichiarazioni del capo ultras del Verona, qualche giorno dopo l’accaduto. Dichiarazioni che vanno ben oltre il semplice caso Balotelli di domenica: “Inneggiare a Hitler è goliardia”, “ha fatto più vittime la Chiesa che Hitler”, “gli ebrei hanno subito un genocidio ma comandano il mondo”, queste le sue affermazioni più incisive, durante l’intervista rilasciata a un’emittente televisiva nazionale.

GLI SVILUPPI DEL CASO

Anche il presidente dei veneti, Maurizio Setti, è intervenuto e si è detto contrario a qualsiasi forma di razzismo ma ha chiuso il caso di domenica, dichiarando di non aver percepito nulla. In aggiunta, ha anche definito la propria tifoseria, goliardica e ironica, ma per niente razzista.

Di risposta all’accaduto e, soprattutto alle dichiarazioni del post partita da parte di alcune figure della società veronese, il Brescia calcio ha emesso un comunicato sul proprio sito ufficiale in cui condanna, sia l’accaduto che i commenti successivi che, in qualche modo, avrebbero voluto minimizzare il fatto.

Ciò che si attende adesso è un intervento delle istituzioni sull’ennesimo caso che si aggiunge ai precedenti e che, di sicuro, non deve passare inosservato. Ma, molto probabilmente, a parte l’indignazione e le polemiche dei prossimi giorni, non se ne parlerà più fino al prossimo caso simile.

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