Palermo, è suonata la campana dell’ultimo giro

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È un rospo difficile da digerire quello propinato ai tifosi rosanero. Ancora una volta sembra che il Palermo sia destinato a recitare il ruolo di comparsa nel campionato di serie C. Non è solo per gli ultimi deludenti risultati che affermiamo questo. I rosa stanno deludendo per il loro atteggiamento mentale e per la completa mancanza di schemi di gioco. A che serve alla fine di ogni partita lavorare sugli errori se essi puntualmente si ripetono nella gara successiva? Bisogna invece riflettere perché questa squadra continui a collezionare brutte figure soprattutto nelle gare in trasferta.

Non si possono cercare alibi nella doppia espulsione del primo tempo, bisogna semmai capire perché il Palermo abbia collezionato dieci cartellini rossi in 20 partite. C’è sicuramente un nervosismo per nulla latente nei giocatori e gli episodi che hanno visto coinvolti Almici e Luperini a Catania, tanto per citarne un paio, ne sono la dimostrazione. C’è altresì da considerare come – e ieri se ne è avuta conferma – spesso i difensori rosanero siano costretti a falli da ultimo uomo. È evidente che a livello tattico ci sia un problema di copertura sulle ripartenze avversarie.

Non ci convincono neanche un poco le dichiarazioni di mister Filippi. Smentendo se stesso a distanza di pochi giorni egli espone tesi diverse sulla superiorità numerica. Di Donato, allenatore emergente e non certamente un vecchio volpone della categoria, nella gara del Francioni ha dato una piccola lezione al tecnico rosanero di come debba essere gestita una partita con un uomo in più. Difesa bloccata con un mediano davanti, Amadio nella fattispecie, giro palla e verticalizzazioni con sovrapposizioni sulle fasce e due punte costantemente sui centrali avversari per interrompere sul nascere le azioni rosanero. Esattamente il contrario di quanto fatto dal Palermo contro il Bari.

Non ci è piaciuto neanche il riferimento al presunto rigore negato a Brunori nel finale. Il Latina è infatti una delle squadre meno attrezzate della categoria e se solo avesse avuto un paio di elementi di livello superiore avrebbe chiuso la partita con almeno tre gol di scarto, molto prima del fischio finale. La società si chieda se ha operato bene in estate o se come dice Filippi questa rosa ha bisogno di essere rivista in almeno due reparti. In questo caso il direttore sportivo faccia un mea culpa e intervenga sul mercato per accontentare l’allenatore. Se al contrario si dovesse ritenere che questo organico è alle pari con le altre pretendenti alla promozione un’altra domanda da porsi è se non si sia già perso troppo tempo con la conduzione tecnica dell’ex secondo di Boscaglia. Da viale del fante si attendono risposte immediate.

Non vorremmo dovere constatare che ambedue i quesiti abbiano risposte positive e che anche quest’anno si stiano facendo le nozze con i fichi secchi. È davvero deludente dovere pensare che le attuali condizioni non siano modificabili per indisponibilità economica. In questo caso dopo la rabbia i tifosi cadrebbero in uno stato di rassegnazione prossimo alla depressione, patologia che non gioverebbe a nessuno. È il momento per la società di fare una profonda riflessione. Se da un lato l’oculata gestione ci preserva da eventuali fallimenti è vero anche che il valore economico, capace di attrarre futuri investitori, non si fonda sul solo merchandising ma anche e soprattutto sui risultati sportivi.

Un Palermo in una categoria superiore ricaverebbe maggiori introiti da sponsor e diritti televisivi. Il limbo della serie C oltre ad allontanare i tifosi dallo stadio non attrae grossi capitali. La campana dell’ultimo giro è già suonata, la ascoltino i dirigenti e si adoperino per evitare di continuare ad essere comprimari in un torneo nel quale nessuno vuole rimanere.

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