Il Barbera torna “fortino”, ma con gli spalti semivuoti. Il pubblico si allontana dagli stadi, ma non solo a Palermo

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Il Palermo ha ritrovato il suo “fortino, ma non ancora il suo pubblico. Ancora una volta, al Barbera sono stati meno di settemila gli spettatori sugli spalti, una soglia superata appena due volte, in questo campionato. Eppure, quest’anno il rendimento casalingo dei rosanero è ben diverso da quello dello scorsa scorsa stagione, come lo è, del resto, il percorso in campionato della squadra di Filippi, rispetto a quella che un anno fa, all’esordio del nuovo club tra i professionisti, era guidata da Roberto Boscaglia.

Oggi, dopo nove partite al Barbera, il Palermo è in testa alla classifica dei match casalinghi, con 23 punti conquistati (sui 32 totali), uno in più del Monopoli e 3 più del Bari, che però al San Nicola ha giocato soltanto 8 partite; i rosa ne hanno vinte sette e pareggiate due, con Catanzaro e Avellino. In quest’ultimo caso, la vittoria è sfuggita anche per il rigore inesistente assegnato agli irpini, dopo la simulazione del palermitano Plescia. L’anno scorso, nelle prime nove partite casalinghe, il Palermo ne aveva vinte soltanto 4, pareggiandone 3 e perdendone 2, con un bilancio di 15 punti. Un rendimento che, come quello complessivo, è dunque radicalmente cambiato in meglio.

In casa la squadra di Filippi ha trovato un passo da capolista, facendo gli stessi punti, nelle stesse partite, del Sud Tirol, prima in classifica nel girone A della Serie C, e meglio della Reggiana, prima in classifica del girone B con 39 punti, che ha ottenuto 21 punti in 9 gare, e nettamente meglio del Modena, l’altra capolista, che in casa ha collezionato appena 17 punti, in 8 partite. Insomma, se tra le mura del Barbera, talvolta, ha latitato il gioco, chi si è fatto vedere poco è stato il pubblico. Certamente, non mancano i fedelissimi, i pochi ma buoni che spingono incessantemente la formazione rosanero per 90 minuti e più. Pochi, ma buoni, se vogliamo consolarci così. Nemmeno quelli che potremmo definire big match hanno scaldato più di tanto la gran massa della tifoseria, quella più tiepida, quella che si fa richiamare dai “grandi nomi” nel cartellone del Barbera.

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Il record stagionale, fino a ora, è stato segnato nella partita contro l’Avellino, sfida tra aspiranti alla promozione e, valore aggiunto, “rivincita” del confronto dei play off del campionato precedente, coi “lupi” irpini che fecero fuori le “aquile” rosanero: quasi 7.700 spettatori (7.689, per la precisione); si passò poi ai 7.400 col Potenza, fino a scendere ai 6.400 della gara con il Monopoli, passando dai 6.673 dell’incontro con la Paganese. Il dato di ieri è stato una piccola delusione, tenuto conto del valore della partita, altro confronto diretto, questa volta per la conquista del secondo posto in classifica.

Certamente, è amaro dirlo e mandarlo giù, ma la realtà del Palermo è questa, anche se l’ambizione di tanti tifosi è quella di ritrovare palcoscenici più scintillanti, quelli calcati dai rosanero fino a qualche anno fa. Ma memoria e realtà fanno a cazzotti, in una sorta di “dissonanza cognitiva” che, probabilmente, convince tanti a disertare il Barbera e a starsene comodamente seduti sul divano di casa a guardare le partite in tv. Il dilemma, in fondo, è sempre quello: sono i tifosi a caricare e a spingere la squadra a vincere anche le partite più difficili, ad andare oltre, magari, i propri limiti o è, viceversa, la squadra a dover attrarre i supporter a forza di vittorie?

Qualunque sia la risposta, fino a ora il Palermo dimostrato di saper far fruttare la spinta di quei 5.468 spettatori puntuali a ogni partita. Sì, perché questo è il dato medio delle presenze al Barbera, quest’anno. Mancano i dati delle partite con Catanzaro e Campobasso perché, per via delle restrizioni anticovid, in quelle due occasioni l’accesso allo stadio fu consentito soltanto agli abbonati. Probabilmente, la media stagionale sarebbe stata più alta. Ma probabilmente comunque ben lontana da quella del Bari, che arriva a quota 8.589, numeri che fanno invidia a tanti club di Serie A.

Nella classifica per numero di spettatori medi del girone C, il Palermo si piazza al secondo posto, davanti al Taranto e al Foggia, staccando il Catania, ottavo con una media di 2.336 presenti (con le stesse restrizioni covid), mentre il Messina, ultimo in classifica di campionato, è nelle retrovie anche per numero di spettatori al Franco Scoglio, con appena 796 presenti a partita. Si può guardare la situazione da un’altra angolazione e cioè tenendo conto del coefficiente di riempimento dell’impianto; in questo caso, il Palermo col suo 15%, fa meglio del Bari, 14,7%, ma retrocede all’11% posto in questa graduatoria virtuale, guidata dalla Virtus Francavilla con il 48% (ma si parla di 1.2 spettatori di media in un impianto che ne può contenere 2.500). E peggio del Palermo fanno pure Avellino, Catania, per non parlare del Messina, col suo misero 2,1% di riempimento di un impianto da 38.722 spettatori, il più grande della Sicilia.

Insomma, fa male vedere ogni volta gli spalti semivuoti del Barbera, specialmente se il ricordo torna indietro allo spettacolo del pubblico palermitano di qualche anno fa, ma anche facendo il raffronto con i numeri della Serie D; però non fa eccezione in un contesto di generale abbandono degli spalti da parte del pubblico del calcio, anche nelle categorie più importanti. Certamente, un Barbera pieno o, comunque, meno vuoto di quello di oggi potrebbe forse portare qualche punto in più al Palermo, esaltando i rosanero e facendo tremare le gambe ai giocatori delle squadre avversarie, soprattutto di quelle abituate alle poche centinaia di presenze nei loro stadi. Ma oggi la realtà è questa e chissà che già nello scontro diretto col Bari, prossimo impegno interno del Palermo, non si segni il nuovo record di presenze. Magari, anche con la spinta dell’entusiasmo per un bel risultato nel derby di Catania. Magari…

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