Ho vinto scegliendo Palermo

Uno stile di vita impossibile da cancellare.

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Come si fa a spiegare il senso d’appartenenza ad un ragazzino? Il compito è arduo ma, in genere, si comincia sempre dal nucleo familiare: il bambino impara, con gli anni, che appartiene ad un gruppo esclusivo di persone che vive sotto allo stesso tetto. La famiglia, per l’appunto. Crescendo, l’ormai ragazzo mette il naso fuori dall’uscio della porta ed esplora, come un furetto, tutto l’ambiente che lo circonda: la sua città natale, il luogo nel quale vive. Impara a sentirla propria: le vie, gli odori, i concittadini, i monumenti e le dinamiche. Conosce il volto bello, materno e quello austero, da matrigna, della città. Apprende come criticarla interiormente diventando il primo scudo contro le malelingue altrui che a volte, ragionevolmente, alzano appunti inquisitori verso il centro abitato. Ecco, questo è il famoso senso d’appartenenza. Quel sentimento capace di farti urlare: “Ho vinto scegliendo Palermo!”

Giudice Sportivo

LE RADICI SONO PIÙ IMPORTANTI DELLE CHAMPIONS LEAGUE

Difficile e stressante, forse irrecuperabile sotto molti punti di vista. Ma vale la pena tagliare il cordone ombelicale con Palermo? A volte sì, ma soltanto perché viviamo in un mondo che, ogni giorno, ci mette davanti a scelte difficili da prendere. A volte obbligate. Quando quel sano e fanciullesco senso d’appartenenza sboccia, mostrando il bellissimo fiore rosanero, non si può più tornare indietro. È impossibile. E se il legame con il capoluogo è difficilissimo da recidere, quello che si crea con la squadra di calcio, che porta il nome della città, diventa indissolubilmente parte dell’individuo.

Non importa la categoria, chi veste la maglia rosanero e la possibilità di vittoria futura. Il Palermo è una fede da professare nella personalissima San Pietro della Trinacria: il Renzo Barbera. I tifosi stanno riscrivendo il significato di “senso d’appartenenza”: nonostante il fallimento e la rinascita nelle paludi maleodoranti della Serie D, ogni domenica si trasforma in una festa da ricordare per l’eternità. Il meraviglioso seguito di cui si fregia il Palermo rasenta il limite estremo del romanticismo calcistico. Anzi, è romanticismo allo stato puro.

Eppure, fenomeno ricorrente soprattutto nel Sud d’Italia, moltissimi palermitani scelgono di tifare per compagini del Nord che, onestamente, poco hanno a che fare con la bella Sicilia. Nessuno, ovviamente, critica le scelte altrui ma, in questo caso, quell’orgoglio tipico dei palermitani viene messo da parte in favore di effimere gioie: campionati vinti, trionfi in Champions League e qualche calciomercato faraonico rappresentano il “Lato Oscuro” del senso d’appartenenza. Juventus, Milan ed Inter vincono premi e trofei invogliando la massa a tifarle? Molto bene, possiamo accettarlo. Ma nessuno di loro parli di Palermo, allora. “Quando perdi, canto ancor più forte!” Perché a noi non interessa nulla di diverso da ciò che è rosanero. Voi vincete sul campo? Noi abbiamo centrato il successo ascoltando il cuore: ho vinto scegliendo il Palermo. Le Champions, utilizzatele come vasi da fiori. Le radici sono più importanti. Vado a mangiarmi pane e panelle e mi dirigo verso lo stadio. Con Palermo al mio fianco…

2 Commenti

  1. Sarebbe cosa “buona e giusta” e dovere di tutti i nonni ed i genitori palermitani portare sempre in tasca questo articolo di Andrea Mari (fantastico Andrea ) ed uscirlo dalla tasca x farlo leggere ai propri nipoti e figli ogni qualvolta ci si trova di fronte ad uno strisciato….

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