Palermo dai playoff ai playout: “C’è ancora tempo”, qualcuno dirà

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Sembra passata un’eternità da quel 24 aprile in cui il Palermo di Baldini, vincendo a Bari la sua quarta partita consecutiva, accedeva da terza in classifica ai playoff di Lega Pro. Pare che sia trascorsa invece più di una vita da un evento invece molto più recente, la magica serata del 12 giugno, data in cui i rosanero quei playoff li aveva vinti, accedendo con merito in serie B. Sono invece solo quattro i mesi che separano l’attualità della squadra di Corini dalla festa, dal giubilo, dalle emozioni di un “passaggio” che mirava ad essere un punto di inizio di qualcosa veramente bello. Il tempo, invece, ha restituito ai tifosi una squadra del tutto rigenerata, sulla carta più forte ma non in grado di mettere sul campo neanche un decimo delle caratteristiche di quella che fino a poco più di cento giorni fa giocava in serie C.

Di certo ciò che è lampante, e visibile anche ai nudi occhi di chi non ha mai visto giocare quest’anno il Palermo, sono numeri che definire negativi è a dir poco eufemistico: sette punti in otto gare, dodici gol subiti e appena la metà realizzati, cinque sconfitte stagionali di cui due al Barbera, fino alla scorsa stagione indiscutibile fortino rosanero. I risultati negativi però, specie se ripetuti nel tempo, sono frutto non di casualità ma di qualcosa che c’è dietro, o nel caso del Palermo di qualcosa che invece non c’è. Giunti a questo punto, pertanto, viene da chiedersi se valga la pena concentrarsi ancora sui tabellini o andare più a fondo per comprendere da cosa possano essere generati.

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PALERMO CORINI
Eugenio Corini nel post Ternana-Palermo (Frame canale You Tube Palermo Fc)

IL PALERMO E LA “RELATIVITÀ” DEL TEMPO

È possibile infatti perdere una o più partite, ma uscire dal campo con la convinzione di avere dato tutto. Una sensazione che il Palermo ha offerto solo, guarda caso, lo scorso 9 settembre in occasione del successo contro il Genoa. Poi una preoccupante involuzione, che ha confermato i campanelli d’allarme che si erano già accesi contro Ascoli e Reggina, e un ritiro di Manchester la cui luce ha finito per accecare più che illuminare il gruppo di Corini. Il tutto condito da cambi di modulo al ritmo di vestiario, sostituzioni che mai hanno alterato la sostanza delle cose, assenza di idee di gioco, apparente assenza di motivazioni, assenza di presenza sul campo.

Quali possano essere i motivi di tutto ciò a nessuno è dato saperlo, forse neanche ai “piani alti” del club di via del Fante, distanti dal capoluogo siciliano oltre 3.000 chilometri ma convinti che l’unica vera distanza sia determinata dal tempo. Un tempo che viene ancora concesso al tecnico scelto per un progetto che di ore, minuti e secondi pare averne all’infinito. Un tempo che, però scandisce un Palermo finito in pochi mesi dalla vittoria dei playoff a lottare per uscire dalle sabbie mobili dei playout. “Ma è ancora presto”, qualcuno dirà. Il dato di fatto, però, è che se non cambia questo “qualcosa”, i risultati saranno sempre e solo una sua naturale conseguenza.

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