Il Palermo, Corini e la nazionale: cosa c’è oltre Pigliacelli

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Prima di Palermo-Sudtirol l’ultimo 0-1 amaro da digerire per i tifosi del Barbera fu quello della nazionale italiana contro la Macedonia del Nord. Quella sera del 24 marzo c’erano tutti i presupposti per una “festa scontata”, rovinata però nel finale dal gol di Trajkovski, che significò la seconda mancata partecipazione consecutiva dell’Italia ai Mondiali. Si perché a quel punto, già due minuti oltre il tempo regolamentare, non c’era più tempo di recuperare: ciò che doveva essere fatto non si è fatto prima che la situazione precipitasse.

La sconfitta dei rosanero contro gli altoatesini non ha invece connotati così gravi: per fortuna in palio c’erano “solo” tre punti e il campionato è ancora lungo. Tuttavia la cosa che colpisce di più è che, rispetto a quella sera, il vantaggio del Sudtirol è arrivato quando ancora c’era oltre mezza partita da giocare. L’errore di Pigliacelli è grave, ma a una squadra che si autoproclama rigenerata dal ritiro di Manchester, dopo il quale ha avuto modo di lavorare una settimana piena senza intoppi, non può mancare la reazione. Il motivo? fermo restando che l’aspetto mentale rimane ciò che preoccupa di più, la chiave tattica non è da sottovalutare.

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DUTTILITÀ TATTICA SI, MA CORINI…

Il Palermo di Corini, infatti, si è presentato al Barbera contro il Sudtirol con un centrocampo a due, stile Baldini, sufficiente a fronteggiare, secondo le idee del tecnico, l’arcigna mediana a cinque disegnata da Bisoli. È vero, mancava Broh e Saric era reduce dalle fatiche in nazionale, ma dopo gli elogi a Claudio Gomes, forse, poteva essere questa la sua partita. Inoltre, a disposizione, c’era anche Damiani, inserito nella ripresa non per aggiungere un tassello nella zona nevralgica del campo, ma in sostituzione di uno spento Stulac. Il tutto perché nel progetto tattico del mister, con ogni probabilità, c’era l’idea che il centrocampo potesse diventare a quattro in fase di non possesso, con l’apporto degli esterni offensivi in ripiegamento.

Il risultato di tutto ciò, però, non è stato solo 0-1 per il Sudtirol, ma un Palermo affannato in fase di costruzione e poco lucido nello sfruttare le poche occasioni che ha saputo creare. Ciò che trapela dal match contro il Sudtirol conferma l’ipotetica duttilità tattica dei rosa, già evidenziata dal suo allenatore. Quest’ultimo, però, è parso non in grado, finora, di saper discernere al meglio le gare e i momenti delle stesse in cui utilizzare le diverse soluzioni a sua disposizione. Il tempo dirà se questa brutta sconfitta sia stata solo un incidente di percorso: “Abbiamo tutto per fare bene, adesso dipende da noi”, aveva detto il presidente Mirri in conferenza da Manchester. E quel “noi”, innanzitutto, passa dalle capacità gestionali di Eugenio Corini.

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