Palermo, tante frecce all’arco di Corini: sfruttare i momenti per usarle al meglio

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Il ritiro di Manchester ha regalato al Palermo, oltre che un’esperienza da ricordare, anche una rinnovata consapevolezza della propria forza e identità di squadra. “Conoscersi meglio” era uno degli obiettivi primari, da ciò che trapela dall’ambiente centrato in pieno. Una rinnovata “coesione” (termine più volte utilizzato dai protagonisti in questi giorni) che passa da vari aspetti: dall’unità del gruppo, ai mai tramontati concetti di “anima” o “spirito” da ritrovare, determinanti nell’era Baldini. Ma più di ogni altra cosa Corini ha voluto questo ritiro, per sua stessa ammissione, per rendersi conto di come questa squadra può funzionare bene in campo.

Il tecnico bresciano, infatti, aveva sottolineato l’urgenza di recuperare il tempo perduto, utilizzato da obblighi di calendario per giocare le prime gare ufficiali. “Catapultato” in panchina contro il Perugia, e ancora in pieno mercato, ha potuto solo cercare di fare di ogni necessità virtù, a volte riuscendoci, altre volte meno. Di certo Manchester non ha alterato le convinzioni di base del mister, ma gli ha restituito più soluzioni da utilizzare dall’inizio e soprattutto a partita in corso. Le “frecce” all’arco di Corini sono sempre quelle, ma adesso le saprà di certo sfruttare meglio.

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Eugenio Corini (Frame: Sky Sport)

CORINI DOPO MANCHESTER: MODULO E REPARTI

Che il mister potesse approfittare dell’esperienza in terra inglese per “sbizzarrirsi” in esperimenti tattici, in strutture che peraltro gli permettevano di tutto e di più, era cosa abbastanza scontata dal principio. Ma ogni esperimento non è mai fine a sé stesso, bensì utile a studiare soluzioni anche mai attuate prima. Partendo dalla difesa, reparto in cui lo stesso Corini aveva rimarcato che l’acquisto di Mateju si era reso necessario per avere dal giocatore, che già conosceva, garanzie e duttilità fin da subito. Adesso, però, grazie anche ai recuperi di Devetak e Accardi, il mister potrà contare su diverse alternative. Tra queste anche l’assetto a tre, provato in partitella durante le sessioni tattiche dell’Etihad Campus.

E poi c’è il centrocampo, da sempre la zona nevralgica, soprattutto per questo Palermo, anche per “deformazione professionale” dovuta al ruolo che ha fatto di Corini “Il Genio”. Regista basso e due mezze ali, questa è e rimane la convinzione dell’allenatore. Tuttavia non si esclude, nel caso in cui la partita o il momento della stessa lo richieda, di poter tornare al 4-2-3-1 “baldiniano”, modulo con due soli centrocampisti e una maggiore trazione anteriore.

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Corini dirige l’allenamento all’Etihad Campus di Manchester (Frame Sky Sport)

“IL DOPPIO ATTACCANTE”, POSSIBILITÀ DA NON ESCLUDERE

Per quanto concerne invece il reparto offensivo i giocatori a disposizione offrono diverse possibilità. Oltre allo “standard” con i due esterni alti e una prima punta, Corini potrà scegliere anche di affiancare al centravanti un secondo riferimento offensivo. Soleri e Vido, infatti, sono non solo due opzioni sfruttabili in caso di assenza di Brunori, ma anche utilizzabili per comporre un tandem con il numero 9, valutabile in determinate circostanze. Entrambi, peraltro, si sono dimostrati in grande condizione durante l’amichevole contro il Nottingham Forest: l’attaccante romano ha siglato il gol vittoria, meno fortunato invece il 25enne di proprietà dell’Atalanta, andato più volte vicino alla rete.

Insomma, il mister avrà l’imbarazzo della scelta per affrontare il tour de force di partite che ci saranno da ottobre a dicembre. Ben tredici incontri, a partire da sabato prossimo contro il Sudtirol, che diranno molto di più sulle reali ambizioni di questo Palermo.

Foto copertina: Frame Sky Sport

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