“Assist” della pandemia all’economia delle mafie

L'emergenza sanitaria legata al Coronavirus sta moltiplicando i livelli di povertà. E sullo sfondo di questa delicata situazione si fa spazio la criminalità

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Già sollevato nel dibattito tra gli addetti ai lavori, il tema della minaccia mafiosa in agguato con l’ economia stremata dall’epidemia Covid-19 diventa ora attività operativa urgente per le questure. Il dipartimento di Pubblica Sicurezza, guidato da Franco Gabrielli, ha appena diramato ai vertici sul territorio una direttiva della Dac (direzione centrale anticrimine).

criminalità
Nino di Matteo, ex pm a Palermo e oggi componente del Consiglio superiore della magistratura

CONTESTO ECONOMICO FINANZIARIO APPETIBILE

È diventato necessario “un mirato e specifico sostegno informativo e investigativo sui futuri scenari evolutivi della criminalità organizzata” scrive Francesco Messina, direttore della Dac. Una cronaca annunciata: le mafie sono “solite operare nelle pieghe delle criticità sociali”. Le stanno già facendo intravedere le conseguenze del coronavirus. Del resto il contesto economico finanziario risulta appetibile: i mafiosi lo stanno già pensando da un pezzo. “L’obiettivo di reinvestire flussi signficativi di capitali in diversi segmenti del tessuto produttivo e finanziario sarà, a breve, a portata di mano dei criminali”.

PIETRO GRASSO: “RISCHIO CHE LE MAFIE POSSANO AUMENTARE IL LORO BUSINESS”

Le misure per contenere il contagio, costringono a restare a casa anche quella fascia di popolazione più debole. Il risultato è una moltiplicazione dell’indice di povertà, soprattutto nelle Regioni del Sud Italia. “C’è un pezzo di popolazione che esce di casa la mattina con il solo obiettivo di sfamare la propria famiglia, senza un punto di riferimento. Tutte queste famiglie ora non hanno possibilità di trovare soluzione alla sussistenza“, sottolinea l’ex procuratore nazionale Antimafia e già presidente del Senato, Pietro Grasso. È tra quelle fette di popolazione che i clan potrebbero rafforzarsi. “C’è il serio rischio che le mafie possano aumentare il proprio business in questa situazione di emergenza: penso all’offerta che hanno dato in alcuni territori alle famiglie in difficoltà”

ANALOGIA CON LA LEGGE DEL RISANAMENTO NAPOLETANO NEL 1885

I due magistrati impegnati nella lotta alla mafia, Antonino Di Matteo e Roberto Tartaglia, lanciano un nuovo allarme legato all’emergenza coronavirus. La situazione che si andrà a creare dopo la fine dell’emergenza sanitaria sarà un terreno molto fertile per la crescita della criminalità organizzata, soprattutto nel Mezzogiorno. Tartaglia ha osservato la preoccupante analogia con gli effetti della Legge del Risanamento Napoletano nel 1885. Questa, dopo una grave epidemia di colera, doveva servire a permettere una rapida ripresa economica della città. Invece, le misure ebbero l’effetto collaterale di lasciare molto spazio alla Camorra, che riuscì ad arricchirsi come non mai e ad accrescere molto il suo potere sulle amministrazioni pubbliche. Per evitare che ciò avvenga di nuovo, su scala nazionale, per i due magistrati è di fondamentale importanza che si inizino fin da subito ad elaborare dei metodi di vigilanza che vadano a prevenire il fenomeno.

NINO DI MATTEO: “LO STATO DEVE GIOCARE D’ANTICIPO E CON PIU’ FORZA RISPETTO ALLE MAFIE”

“C’è un altro terribile contagio che dobbiamo scongiurare in questo momento: l’economia legale rischia di essere infettata ancora di più dalle mafie. La mafia punta a prendersi le aziende in crisi”. A lanciare l’allarme, in una intervista a Repubblica, è Antonino Di Matteo, componente del Csm ed ex pm della Dda di Palermo.
“I padrini e i loro complici – spiega – potrebbero già avere iniziato a contattare imprenditori e commercianti assaliti dalla crisi economica, offrendo ingenti disponibilità di liquidità, magari sotto forma di prestiti. In breve tempo, la criminalità organizzata potrebbe arrivare all’obiettivo di controllare numerose attività economiche legali”.

“Non possiamo permetterlo – avverte Di Matteo – sarebbe un gravissimo passo verso l’apparente legalizzazione delle mafie. E’ la grande sfida che ci aspetta, non riguarda solo il nostro governo, ma anche le istituzioni europee”. Ritiene “importanti” le misure messe in campo dal governo “per arginare il contagio dell’economia legale. Perché vanno sostenuti con forza non solo le persone indigenti, ma anche i tanti imprenditori e commercianti che non aiutati rischiano più o meno consapevolmente di consegnarsi all’economia mafiosa”. Sui tentati assalti ai supermercati a Palermo dice: “Le mafie potrebbero anche soffiare sul fuoco del malcontento per alimentare odio nei confronti delle istituzioni. Una ragione in più perché lo Stato giochi di anticipo e con più forza rispetto alle mafie”.

ROBERTO TARTAGLIA: “TEMPESTA PERFETTA”

“La sfida della ricostruzione economica è tanto complessa dal punto di vista pratico, quanto chiara dal punto di vista concettuale” -afferma all’AGI il magistrato Roberto Tartaglia, oggi consulente della Commissione Parlamentare Antimafia e già Pm nel processo “Trattativa” a Palermo che però precisa come “in questo momento le priorità assolute del Paese, non solo del nostro, sono evidentemente quelle dell’emergenza sanitaria e della ripartenza economica”. 

E proprio sui rischi, Roberto Tartaglia, si sofferma. “In questo momento si profilano come in una tempesta perfetta, i presupposti che chiamerei “classici” e che da sempre invogliano e arricchiscono la criminalità organizzata: una micidiale carenza di liquidità (che le mafie non aspettano altro che colmare, portatrici come sono di immensi capitali illeciti in attesa di “collocazione”); -continua- è inutile sottolineare come, da sempre, la criminalità organizzata abbia attinto proprio a questi settori più deboli come bacino privilegiato della propria manodopera illecita”.

SINDACO DI PALERMO

“In una grande realtà urbana, grazie ai social network, anche l’intervento di pochi acquista grande eco, e può avere un effetto di contaminazione. Bisogna tenere la guardia altissima e denunciare queste presenze. La mafia è lì che soffia sul fuoco e prova a speculare sul bisogno. -sottolinea il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in un’intervista rilasciata a La Stampa- Una strategia arcaica, tradizionale per Cosa Nostra: se il medico non arriva, cioè lo Stato, qualcuno va dallo stregone. E allora bisogna che il medico arrivi in fretta. Più in fretta possibile”.

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