Ds Renzo Castagnini: ecco come è nato il Palermo

Il direttore sportivo rosanero Renzo Castagnini, in una intervista rilasciata a Repubblica parla dei suoi rapporti con il Palermo e Sagramola

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Renzo Castagnini, nell’intervista che ha rilasciato al quotidiano “La Repubblica”, ha paragonato la figura del direttore sportivo nei confronti di una squadra a quella di un padre che segue passo passo la crescita di un figlio.

PADRE E FIGLIO

«Padre e figlio? In effetti è stato così, – spiega Castagnini – specialmente quest’anno. Siamo partiti da zero e con Sagramola ci siamo messi di santa pazienza per cercare di fare una squadra velocemente visto che il tempo era poco. Diciamo che siamo soddisfatti di quello che è venuto fuori. Quando vedi la squadra giocare, i giocatori crescere e fare bene sei contento e se vengono male sei dispiaciuto. Proprio come un padre».

COME NASCE UNA SQUADRA

Subito dopo Castagnini ha raccontato come è stato costruito il nuovo Palermo. «Premetto che tutto ciò che faccio, lo faccio insieme a Rinaldo Sagramola.
Gli ho raccontato di avere visto a Coverciano un’amichevole fra una squadra di serie D toscana e una di disoccupati: la prima correva, la seconda camminava. Alla fine ha vinto la squadra che non correva, ma aveva molta più qualità perché era composta da giocatori di C, B e A. E quello è stato il nostro modello. Ma bisognava dare all’allenatore, che è stato bravo in così poco tempo, anche una squadra competitiva agonisticamente. Con Sagramola abbiamo messo un’idea l’uno e piano piano è venuto fuori il Palermo.
Abbiamo lavorato insieme per tanti anni, ci confrontiamo tantissimo e abbiamo sintonia. Ormai vedo più lui che mia moglie Renata».

CASTAGNINI PARLA DI SOLDI

Al direttore sportivo viene fatto notare che l’incasso di Inter-Barcellona è stato 8 milioni di euro, e gli viene chiesto quanti Palermo avrebbe costruito con questa cifra. «Un’infinità – risponde Castagnini -». «Ma al di là dei soldi – continua – nel calcio ci vogliono prima di tutto serietà, passione e qualche idea. In D non c’è un costo cartellini, ma si paga il costo del lavoro. Abbiamo un monte ingaggi da 913 mila euro. Direi tanto per la categoria, ma poco per una realtà come Palermo in un campionato in cui squadre costruite per vincere hanno speso anche il doppio di noi. Se riusciamo a centrare l’obiettivo con questi parametri avremo fatto un buon lavoro anche sotto questo aspetto».

IL SUO RAPPORTO CON CATANIA

Castagnini ricorda anche il suo rapporto con la città etnea: «A Catania ho giocato 40 anni fa, ormai è il passato. Sono stato bene, ho giocato quasi cento partite, ho vinto un campionato dalla C alla B e poi ho fatto due anni di B. Ho un bel ricordo, mia moglie è di Catania e mi sono sposato lì. Quando cantano chi non salta è catanese sorrido e mi fa un po’ impressione. Ma ora mi interessa solo il Palermo. Anche se qualcuno me lo dovesse sottolineare lo accetterei. Non puoi rinnegare il passato, sono stati bei momenti, ma adesso penso solo a costruire qualcosa di bello a Palermo»

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