Nessuno ha visto, nessuno ha sentito, a quanto pare. Tranne lui, Moses Odjer, che è corso verso bordo campo deciso a uscire, urlando tutta la sua comprensibile rabbia per parole offensive, razziste che lui, evidentemente, ha sentito benissimo. Sembra che a pronunciare l’insulto sia stato Antenucci, che però nega, che non ha detto sì qualcosa, ma non delle bestialità razziste. Noi ci auguriamo che sia così, perché farebbe troppo male constatare che ancora oggi, su un campo da calcio o di qualsiasi altro sport, pur nella foga agonistica di una partita combattuta e vibrante, si ricorra a offese per il colore della pelle o per la provenienza geografica o la religione professata.
Il centrocampista rosanero è corso a bordo campo indicando un braccio, il colore della sua pelle, quella che dovrebbe contare di meno, anzi nulla, nella valutazione di un giocatore, di una persona. Dove si fa sport (non soltanto lì, ma soprattutto lì) i soli colori a contare dovrebbero essere quelli delle maglie.
Però succede ancora troppo spesso che calciatori si comportino come i più beceri ultras di certe curve, sicuramente non quella del Palermo, una delle più civili in Italia, facendo il confronto con quanto si vede e si sente in altri stadi. È successo proprio nei giorni scorsi al giocatore del Chievo Obi, che ha denunciato una frase razzista pronunciata da un avversario durante la partita col Pisa. Non vogliamo montare un caso sull’episodio di Odjer, ma soltanto per “mancanza di prove” diamo credito a Antenucci.
Al calciatore ghanese è però arrivata una pioggia di messaggi di solidarietà dai tifosi del Palermo che lui ha voluto ringraziare con un messaggio sui social. E questo è un segno importante di solidarietà e di maturità dell’ambiente rosanero. Odjer, del resto, è già entrato nel cuore dei sostenitori rosanero, per la sua generosità in campo dove spende ogni stilla di energia. Uno di quei calciatori che entrano nel cuore dei tifosi, perché danno tutto per la maglia.
Il ghanese è spesso uno dei migliori della squadra di Boscaglia, un ingaggio azzeccato, un motorino chiamato a dettare i tempi a centrocampo, cosa questa che non sarebbe il suo mestiere. Un rendimento costante, il suo, senza picchi particolari, ma con pochissime pause, una garanzia, insomma. Moses Odjer si è calato alla perfezione nella nuova realtà che poteva essere interpretata come un declassamento per un calciatore che ha sempre giocato in B, da quando è arrivato in Italia, sperando in una carriera ben più fulgida. Viste anche le promesse di quando era ragazzino, nel suo paese dove lo consideravano un potenziale campione.
A Palermo sta facendo tutto sommato bene e i tifosi lo apprezzano e hanno voluto dimostrarglielo. Perché è giusto così, perché lo sport è questo ed è importante anche per i valori che deve sapere trasmettere: primo fra tutti il rispetto per la persona.
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