Nonostante l’iscrizione al campionato di serie C, il Trapani calcio torna a tremare. Negli ultimi giorni, il patron trapanese Fabio Petroni ha annunciato la messa in vendita delle quote della società.
Le vicende extra-calcistiche dei granata iniziano già durante lo scorso campionato, con l’avvento dell’emergenza sanitaria e il blocco dei campionati. In primis, la penalizzazione nel torneo cadetto appena concluso, a causa dei mancati pagamenti di stipendi del bimestre gennaio-febbraio. Penalizzazione che, alla fine, ha condotto i granata alla retrocessione. Il presidente Petroni ha dichiarato di aver chiesto, a suo tempo, uno sforzo a calciatori e staff, con la rinuncia di alcuni stipendi. Il rifiuto della richiesta portò, di conseguenza, alla penalizzazione in classifica.
Negli ultimi giorni, Fabio Petroni ha confermato le difficoltà nel prosieguo del progetto Trapani e l’esigenza di trovare acquirenti per il bene della squadra. Per la cronaca, nonostante la penalizzazione dello scorso anno, per i mancati pagamenti di alcune mensilità di stipendi, la società siciliana si è potuta iscrivere al campionato di serie C grazie a una deroga ottenuta dalla FIGC, vista la situazione emergenziale vissuta dal nostro Paese.
Fabio Petroni ha lanciato accuse gravi in queste frenetiche giornate, parlando di giochi sporchi e di infedeltà all’interno della società. Ma chi è Petroni? Il patron trapanese non è nuovo nel mondo del calcio. Durante l’annata 2015/2016 divenne socio del Pisa calcio che, dopo la promozione in serie B, passò completamente nelle sue mani. L’avventura in Toscana non fu delle migliori, in quanto Petroni fu accusato e condannato per fidejussioni false e, successivamente, per la bancarotta di Terravision. Immediata fu la cessione del club, con 10 milioni di debiti e una penalizzazione in classifica per inadempienze federali.
La vicenda Trapani potrebbe avere un epilogo positivo grazie all’intervento dei tifosi granata. Infatti, il comitato C’è chi il Trapani lo ama avrebbe intenzione di rilevare il 100% delle quote societarie. Ma i tempi sono ristretti per diversi motivi. Innanzitutto, per l’imminente inizio del campionato e, in secondo luogo per ulteriori scadenze extra-calcistiche. Al 30 settembre e al 16 ottobre sono previste le scadenze, rispettivamente, dei pagamenti degli stipendi di giugno e di luglio-agosto scorso. In caso non venissero rispettate queste scadenze, i trapanesi partirebbero con una penalizzazione di due punti in classifica.
Ma come è stato possibile che una società si iscrivesse al campionato di calcio pur essendo in difetto nei pagamenti degli stipendi di alcuni mesi? Con il Trapani pare si stia verificando la stessa vicenda avvenuta nel 2017 con la Pro Piacenza. Agli emiliani fu permessa l’iscrizione al campionato nonostante fosse stata rilevata da una società che aveva chiuso il bilancio annuale con gravi irregolarità. Due anni dopo, la società fu radiata dai campionati professionistici dopo il 20-0 subito contro il Cuneo. In quella partita emersero in maniera evidente i problemi della Pro Piacenza, che dovette scendere in campo con sette calciatori delle rappresentative giovanili.
In conclusione, le responsabilità delle varie società, in questi anni, sono di sicuro rilevanti. Ma, va aggiunta, molto spesso, anche la superficialità degli organi di controllo che, senza alcuna spiegazione razionale, ha sorvolato troppe volte sul mancato rispetto delle regole.
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