Stadi aperti al pubblico oppure no? Tra le tante incertezze di questi mesi, emerge quella della riapertura al pubblico degli impianti sportivi. I tifosi d’Italia, tra cui i supporter rosanero, attendono risposte chiare da parte degli organi competenti, al fine di capire quale sarà il futuro del tifo, per la prossima stagione. Chiunque segua il Palermo, infatti, si chiede se si potrà tornare a riempire gli spalti del Renzo Barbera, nell’anno del ritorno tra i professionisti.
Il Governo, attraverso il DPCM, in vigore da oggi fino al 30 settembre, si è già espresso in merito. Le parole del premier Giuseppe Conte, in apparenza, appaiono chiare e decise: “Inopportuna la riapertura degli stadi“. Quindi, stando alle nuove disposizioni, nulla è cambiato rispetto ai mesi precedenti: gli spalti degli stadi resteranno vuoti con l’inizio della nuova stagione calcistica.
Ma se il governo ha deciso per la non riapertura degli impianti sportivi, come mai nell’amichevole di ieri tra Parma ed Empoli, al Tardini, erano presenti un migliaio di spettatori? La risposta risulta abbastanza semplice. Il DPCM di agosto, così come quello di questo mese, recita: “A decorrere dal 1° settembre 2020 è consentita la partecipazione del pubblico a singoli eventi sportivi di minore entità, che non superino il numero massimo di 1000 spettatori per gli stadi all’aperto e di 200 spettatori per impianti sportivi al chiuso“.
In merito alla vicenda è intervenuto il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora: “Le regole relative agli ingressi negli impianti sportivi valgono per tutti, ma le Regioni hanno un margine di azione rispetto al Decreto del Presidente del consiglio dei ministri. Ovviamente l’appello è che le Regioni si muovano insieme in queste scelte e in queste restrizioni“. Ma, in questo modo, è evidente la confusione che potrebbe venirsi a creare nelle prossime settimane.
Anche il presidente del CONI, Giovanni Malagò, è intervenuto ai microfoni di Sky, evidenziando il probabile caos: “Decidono Cts e Governo, ma le istanze del mondo dello sport sono chiare, c’è un discorso economico fondamentale. Quello che stupisce è che c’è una direttiva nazionale e poi delle direttive regionali che prescindono da questa, così si crea confusione“.
Alla luce delle considerazioni evidenziate, quali potrebbero essere i problemi all’inizio dei campionati? Il potere decisionale delle varie Regioni, con la possibilità di deroga delle disposizioni governative, potrebbe causare una discriminazione tra i supporter del nostro Paese. Se, ad esempio, Campania e Sicilia decidessero di agire in maniera differente tra loro, con il presidente De Luca, magari, più restrittivo rispetto al presidente Musumeci, ci sarebbe il rischio di assistere a match con spettatori e match senza spettatori all’interno dello stesso girone di serie C.
È opportuno che lo Stato faccia un po’ di chiarezza per evitare discriminazioni tra gli appassionati di calcio. Per non parlare delle evidenti penalizzazioni che potrebbero subire diverse società, già colpite economicamente dalle restrizioni dei mesi appena trascorsi. Occorre prevenire, in primo luogo, per evitare una nuova diffusione del virus ma, allo stesso tempo, serve organizzare al meglio per permettere il prosieguo di qualsiasi attività, anche quella sportiva.
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