La bozza di convenzione per l’affidamento dello stadio Barbera al Palermo c’è, così come l’intenzione di approvarla al più presto, per consentire al club rosanero di inserire l’impianto come sede delle gare casalinghe nella domanda di iscrizione al prossimo campionato di Serie C.
Quando, ancora non si sa, i tifosi del Palermo potranno tornare ad assistere alle gare dei rosanero nello stadio che è “casa” loro.
Si chiama “contratto di concessione in uso“, e tra le tante previsioni di oneri a carico della concessionaria, cioè il Palermo, ce n’è una che salta agli occhi perché, francamente, non ha ragion d’essere: “la società, con le modalità che riterrà più opportune, riserva 60 posti in tribuna” a autorità come questore e prefetto, sindaco e assessori e ai consiglieri comunali. Quello che stona è proprio l’obbligo – che sembra imposto con la concessione che dovrà essere votata dal consiglio comunale – di riservare quei posti alle autorità, tra le quali gli stessi consiglieri comunali.
Ognuno è libero di fare le proprie valutazioni, ma è il senso di opportunità che sfugge in una decisione che sembra più legata a una visione antica, per non dire decrepita, del ruolo di un eletto in una carica pubblica e dei privilegi che ad esso sembra debbano essere attribuiti.
Dove è scritto che chi è eletto in consiglio comunale per svolgere il suo lavoro in rappresentanza e al servizio della collettività debba usufruire di certi benefit che nulla hanno a che fare con la politica o con l’amministrazione, peraltro a spese di una società beneficiaria che paga un lauto affitto per l’uso di un bene pubblico? Lo stesso può dirsi per chi ricopre cariche istituzionali dello Stato.
I biglietti gratuiti per politici o funzionati pubblici di alto livello sono sempre esistiti, ma per lo più come atto di “liberalità” di una società: biglietti omaggio che spesso venivano regalati a amici o a elettori da chi li riceveva. Adesso, invece, è la concessione a prescriverlo con quel diktat, quell’imperativo al penultimo comma dell’articolo 6 che, ci auguriamo, il consiglio decida di cancellare.
Per il resto, la concessione avrà la durata di sei anni e fissa un canone annuo di 341.150 euro, oltre iva. Il Palermo dovrà pagare il pregresso, per l’utilizzo dello stadio nello scorso campionato, ma fino al 16 marzo scorso, grazie alla sospensione dei canoni stabilita dal decreto Cura Italia del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
L’intenzione del Comune è quella di venire incontro a un club che militando nelle serie inferiori non ha un fatturato paragonabile a quelli del Palermo di Zamparini, e per il quale l’esborso di 341 mila euro è un impegno gravoso, tenendo conto dei fondi che arriveranno alla città di Palermo dal fondo perequativo regionale da 300 milioni di euro e destinabili anche a forme di esenzione o di riduzione dei canoni di utilizzo degli impianti sportivi; in più, alla società concessionaria, il Palermo, appunto, sarà concessa la gestione dell’impiantistica pubblicitaria e dei punti di ristoro all’interno dello stadio.
Adesso sarà il consiglio comunale a dover votare la proposta di delibera e chiudere la vicenda, facendo tirare un sospiro di sollievo alla società, che non dovrà cercare in giro per la Sicilia, e ai tifosi che guardano già al traguardo della riapertura degli stadi al pubblico e che non dovranno sobbarcarsi delle trasferte per le gare… casalinghe. Ma anche alla politica, che si è trovata tra le mani una patata bollente per colpe soprattutto, se non esclusivamente, proprie, a ridosso dei termini di iscrizione al prossimo campionato, quello del ritorno tra i professionisti del club rosanero.
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