Per la stagione che verrà, quando si conoscerà la sua data d’inizio e categoria, molti parametri della normalità calcistica subiranno inevitabili variazioni.
Variabili che renderanno in tutti i casi la prima stagione calcistica al via nel post-covid19 diversa da tutte le altre. Così come del resto diverso ed imprevedibile nel suo epilogo è stato questo del 2019/20. Tralasciando per un attimo il tema della categoria in cui il Palermo giocherà la prossima stagione (ma appare certa la serie C), è chiaro che le variabili di cui sopra, stravolgeranno un po’ tutto il palinsesto tipico della preparazione di una stagione, concepimento di una squadra e organizzazione dell’indotto ad essa collegata. A cosa ci riferiamo? A tutto, basti dire che pare certo che si giocherà a porte chiuse almeno fino all’inizio del 2021.
Questo sempre che il covid19 faccia la cortesia di sparire dalla faccia della terra, significa per l’industria calcistica nostrana ricevere zero introiti o una parte ridotta di essi. Significa stadi vuoti e alquanto deprimenti – si dice almeno fino a dicembre 2020 – in cui i calciatori dovranno essere bravi a trovare motivazioni e voglia di vincere le partite, senza dimenticare che disputano un campionato in cui l’obiettivo è vincerlo. Significa probabilmente da parte delle società stesse, rimodulare alcuni aspetti finanziari e organizzativi in uno stato di costante anomalia. Quello di un calcio senza abbonati e tifosi sugli spalti, e la possibilità di seguire e cingere in un abbraccio fisico e vociante le sorti del club.
Significa, probabilmente sponsorizzazioni dirette al club che saltano o si ridimensionano, “indotto da stadio” – catering, servizi di ristoro dentro o nelle vicinanze dello stadio – in tilt fin quando non sarà possibile tornare alla normalità pre covid. Infine la variabile e l’incognita più grande, convivere con l’assenza del pubblico sugli spalti. Come reagiranno le squadre ad una lunga parte del campionato senza tifosi sugli spalti? Il vero sale di questo sport, quello che rende bellissimo scendere in campo per ogni giocatore, ed indimenticabile esserci per ogni tifoso è la coralità del tutto a cui si dovrà rinunciare. Si suggerisce l’idea di trasmettere in chiaro le partite o di organizzare una pay tv specifica con cui i tifosi comprano il diritto di vedere le partite del proprio club in casa e trasferta, fin quando non sarà possibile tornare sugli spalti personalmente.
Idee e teorie tutte da verificare nella realizzabilità effettiva che forse potrebbero in qualche modo essere un supporto finanziario per i club. Ma qualsiasi cosa si pensi non si elimina il senso di isolamento e cupezza che caratterizzerà ogni incontro calcistico con gli stadi interdetti al pubblico. Di certo il tempo non è tanto. Chi ha l’onere di gestire un club deve comunque pensare alla stagione calcistica che incombe, all’organico e all’obiettivo del campo. Chi va e chi viene, allenatore, ingaggi, calciomercato, precampionato, tutto quanto serva. I lavori in corso dunque, per allestire una squadra vincente, ragionando come se nulla fosse successo. Conserviamo la speranza che alla fine tutto vada bene prima di quanto si pensi e questi scenari non li vivremo. Ma si dovrà essere pronti. Pensando come se nulla di anomalo la condizionasse e nulla rendesse una sfida ulteriore ed una grandissima incognita la stagione che verrà.
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