Per il dopo coronavirus si prospetta per il calcio dilettantistico una scenario sconvolgente: ci saranno molte società costrette a interrompere definitivamente la loro l’attività. «Rischiamo di perdere oltre tremila società di base: un disastro», ha detto il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Come scrive oggi il Corriere dello Sport, la Lega Nazionale Dilettanti genera un movimento annuale pari a 2,1 miliardi fra consumi, interventi nell’impiantistica e opportunità di occupazione.
Tra Serie D, Eccellenza, Promozione, Prima, Seconda e Terza Categoria, giovanili e scuola calcio in Italia sono tesserati 1.045.565 ragazzi e ragazze. Equivalgono al 98% del totale dei calciatori in Italia. Questo significa che CR7 e i colleghi di A, B e C, valgono il 2% della torta. La base è l’anima del movimento. Su 567 mila partite stagionali soltanto 3 mila (l’1%) si giocano nei primi tre campionati. Per lo Stato, però, questo bacino di appassionati vale meno del ricchissimo business dei pro. Negli ultimi 11 anni l’ammontare della contribuzione fiscale e previdenziale dei club professionistici è stato pari a 11,4 miliardi di euro, il 70% dell’intero settore.
Generalmente una società dilettantistica vive grazie a tre voci di entrata: sponsor (piccoli imprenditori locali), quote della scuola calcio (dai 300 agli 800 euro annui in base alla zona, al prestigio e ai servizi offerti) e ricavi commerciali. Il ristorante che aveva posto il logo sulla maglia della squadra cittadina ha tirato giù la saracinesca e rischia di non riaprire più. I genitori chiedono ai club garanzie per non perdere i soldi già spesi.
SI BLOCCANO LE ENTRATE
Le attività collaterali come il bar del centro sportivo e i biglietti (in Serie D e in Eccellenza un ticket costa 10 euro) non rappresentano più delle entrate. Per non parlare dell’affitto dei campi di calcetto e di calcio a 8, che a diversi presidenti arrivava a garantire 5-6 mila euro mensili per far respirare la società. «A conti fatti, se la crisi dovesse durare fino a maggio, perderei dai 60 agli 80 mila euro» è il ragionamento che fanno quasi tutti in Serie D.
C’è da considerare anche che generalmente il calcio garantisce ai giovani l’opportunità di socializzazione, l’integrazione culturale, il contrasto alle patologie collegate alla vita sedentaria, il sostegno al mondo della disabilità e tanti altri valori educativi. Dice Sibilia, presidente LND: «Se 3.000 delle 9.446 società dilettantistiche devessero sparire, significherebbe che un terzo del movimento potrebbe dissolversi, morendo in silenzio e lontano dai riflettori».
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