Ci sono posti, come i mercati storici di ogni città che, più degli altri, causa emergenza coronavirus hanno stravolto il loro aspetto. Immaginate un pò cosa vuole dire, a Palermo, per Ballarò, Capo, Vucciria e via Montalbo liberare le strade dalla mercanzia. E ancora, con uno sforzo non indifferente di fantasia, provate a spogliare “La Vucciria” di Guttuso del suo potere evocativo, dato per intero da quelle magistrali pennellate a olio che sembrano far rivivere, abbanniate incluse, frutta, pesce, carni e verdura. Impossibile. Anzi no, perchè proprio questa, all’indomani dell’ordinanza comunale è la triste atmosfera che si respira da quelle parti. Un provvedimento perentorio, dovuto, contenuto tutto negli allegati 1 e 2 del DPCM, con la Giunta Comunale pronta a prenderne atto. Di seguito l’intervista di Palermo Live a Giuseppe, commerciante di Ballarò.
“Le attività dei mercati cittadini potranno continuare purchè si svolgano unicamente all’interno delle botteghe e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie-comportamentali previste.” Lapidario, come lo sono le leggi alle quali non ci si può sottrarre. Con buona pace di chi, magari, il proprio business, da sempre, più o meno alla luce del sole lo svolge senza possedere un negozio. E’ il caso di Giuseppe, 30enne commerciante palermitano che, nonostante la giovane età è già un veterano del settore. “Non potrebbe essere altrimenti, considerato che questo è un lavoro che in famiglia ci tramandiamo di generazione in generazione”. Il suo bisnonno, a Ballarò “aveva casa e putia come si dice da queste parti. Ma quelli erano tempi diversi. Mio nonno, oggi ottantenne, mi racconta che con suo padre iniziavano all’alba per smontare a tarda sera.”
Un continuo brulicare di persone, simile a un formicaio, una folla quotidiana “che permetteva a fruttivendoli, pescivendoli e macellai di fare affari d’oro a fine giornata -sospira Giuseppe -. Già, in tal senso, gli anni 2000 hanno visto una frenata non indifferente dei mercati. E in famiglia, mio padre più degli altri lo ha potuto toccare con mano. Il mercato di Ballarò, che di suo si è progressivamente svuotato, non aveva certo bisogno del coronavirus. Per tanti commercianti della zona, ve lo posso assicurare, la paura più grande è quella di non potere andare a lavorare.”
La speranza di tutti è che dal 3 aprile, complice l’abbassamento della curva dei contagi, tutto possa tornare alla normalità. “Più che un augurio è una preghiera che rivolgiamo alla nostra Santuzza, già una volta miracolosa nei confronti di Palermo. Lei, che ha sconfitto la peste, oggi deve essere invocata più che mai da tutti quanti. Una comunità che si basa su tante partite Iva, su gente che fa sacrifici enormi per sbarcare il lunario, non può permettersi di stare ferma più di 15 giorni.Vedere i mercati, luoghi di vita assoluti, ridotti in questo stato mi stringe il cuore”.
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