Da Ferrieri Caputi all’Iran: la donna fa ancora “eccezione”

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Mentre in Italia una donna, Maria Sole Ferrieri Caputi, scriverà la storia diventando di fatto, la prima donna a dirigere una partita di calcio, in Iran le donne vengono vessate dalla polizia religiosa, maltrattate, disprezzate, umiliate, e ora anche uccise. Loro, le donne, non possono neppure accedere all’interno di uno stadio ed assistere ad una partita di calcio. 

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Si protesta in Iran e i media riportano la notizia nel silenzio di chi nel mondo occidentale a parole  declama diritti e parità e poi in nome del vil denaro fa affari con chi questi diritti calpesta. In prima fila ci sono le donne: bruciano i veli, tagliano i capelli, si scontrano con la polizia. A scatenare la sollevazione è stata l’uccisione, per mano della polizia morale, della 22enne curda Mahsa Amini, venerdì scorso. Alla sua famiglia un consigliere dell’Ayatollah Khamenei ha espresso le condoglianze del leader religioso che avrebbe promesso di indagare.

Anche il calcio si è schierato al fianco delle donne iraniane. Sardar Azmoun, attaccante del Bayer Leverkusen, ha scelto di prendere posizione e scendere in campo in difesa delle donne del suo Paese. “Non ne posso più!”. E poi l’emoji del dito medio ripetuto tre volte.

Il 27enne Azmoun è stato il primo calciatore iraniano in attività a schierarsi al fianco delle donne del suo Paese. L’ha fatto su Instagram, dove ha quasi 5 milioni di follower. Domenica ha postato una storia con un messaggio diretto e potente: “Le regole imposte qui in nazionale c’impediscono di parlare finché siamo qui in ritiro, ma non ce la faccio più a restare in silenzio. La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Beh, cacciatemi. Se sarà servito a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena. Quanto sta succedendo non sarà mai cancellato dalle vostre coscienze, io non ho paura d’essere cacciato. Vergogna per voi che avete ucciso con tanta facilità gente del nostro popolo, e viva le donne iraniane. Se questi sono dei musulmani, che Dio faccia di me un infedele”.

Il post è diventato immediatamente virale e ha fatto il giro del mondo. L’account di Azmoun da domenica è stato prima chiuso, poi riaperto e svuotato. 

Dopo il post di Azmoun è scoppiato il caos tra i giocatori della Nazionale iraniana di calcio, Federazione iraniana di calcio e governo. Il giovane calciatore, adesso, rischia addirittura il Mondiale.

Eppure figure esemplari del passato, protagoniste contemporanee del mondo della cultura, della politica, della scienza che negli ultimi mesi hanno saputo affermare il loro talento le tante testimoni che quotidianamente lottano per ottenere il proprio riscatto sono donne. Nel mondo ci sono posti dove fa notizia che una donna diventi arbitro di serie A o comandante di una stazione spaziale, come se le donne avessero bisogno di legittimazione in un mondo di uomini, e posti dove sono invece gli uomini che legittimano con forza l’importanza del ruolo delle donne. Un apparente paradosso in una realtà che comunque (in un modo o nell’altro) mortifica la donna e il suo essere persona.

Perché deve ancora far scalpore e gridare al miracolo comunicativo che una donna arbitri gli uomini? Ci troveremo a gioire della normalità, il giorno in cui non ci stupiremo più e non faranno più scalpore mediatico le notizie che riguardano i successi femminili. Allora si vorrà dire che avremo raggiunto la maturità. Esordirà Maria Sole e sarà guardata con un occhio diverso da quello con cui si giudicano i suoi colleghi. A lei, alle tante donne che scalano montagne di pregiudizi auguriamo di essere osservate per il modo in cui svolgono la loro professione e quel giorno potremo finalmente indossare con gioia le nostre scarpe rosse e fieramente mostrare le ciocche dei nostri capelli.

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