Greta, le scarpe rosse e quel vizio duro a morire

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Greta Beccaglia è una collega che ogni settimana svolge il suo lavoro per Toscana tv. Lo fa andando tra le gente, tra i tifosi, per raccontare il loro umore, per condire la cronaca di una partita di calcio con il suo approccio gentile. Sabato ha subito una molestia da parte di un tifoso, anzi di alcuni. Non è bastato infatti che un uomo le toccasse il sedere perché altri invece di rincorrere l’autore del gesto hanno pensato di manifestare la loro solidarietà insultandola con chiari ed inequivocabili allusioni sessiste.

Greta è una donna, come tante, che svolge il suo lavoro esercitando legittimamente un diritto sancito dal primo articolo della costituzione. È salita ieri alla ribalta della cronaca perché c’era una telecamera ma tante altre Greta ogni giorno subiscono abusi da uomini sul proprio posto di lavoro e spesso tali episodi non vengono riportati dal mondo dell’informazione perché non arrivano neanche agli organi di stampa.

greta beccaglia

Questa settimana abbiamo tutti manifestato contro la violenza sulle donne ma a quanto pare le iniziative di piazza servono solo a costruire una copertina buona solo per rifare la facciata di alcuni palazzi istituzionali che non solo a parole devono combattere questa odiosa abitudine maschilista. Greta è accanto a ognuno di noi, in ogni posto di lavoro, in ogni convivio sociale, in ogni famiglia.

Quelle scarpe rosse significano tanto per ognuno di noi, non riponiamole nelle loro scatole dopo le giornate dedicate alla lotta alla violenza sulle donne. Portiamone un paio sempre nel nostro animo. Greta è una di noi, una donna, un essere umano non un oggetto da usare a piacimento di maschi senza cuore né dignità. Rispettiamola, sempre e ovunque.

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