Sullo (Messina): “Palermo forte, ma si può battere. Senza gente non è vero derby”

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Come una carbonara senza guanciale o, se preferite, come la pasta con le sarde senza il finocchietto. Si mangia, alla fine, perché l’appetito è appetito, ma il sapore ci perde parecchio, in bocca resta quel senso di inappagato. Così è il derby tra Messina e Palermo, disputato in campo neutro, a Vibo Valentia per l’indisponibilità del Franco Scoglio, e soprattutto senza pubblico. L’appetito, ovvero l’interesse per una partita che si annuncia combattuta tra due squadre di valore c’è, ma quanto al “sapore”…

Il tecnico dei giallorossi, Sasà Sullo è stato netto: “Né i calciatori del Messina né quelli del Palermo sanno cos’è questa partita. Perché il derby non è dei calciatori, ma è della gente e senza gente non è derby. Quindi, il vero derby sarà quello di ritorno”, ha detto nella conferenza stampa della vigilia.

Del resto, lui di derby ne ha giocati tanti, conosce il “sapore” particolare di quelle partite giocate con gli spalti gremiti di pubblico e striscioni. Per lui, quello stadio, la casa del suo Messina, era il Celeste, non lo Scoglio. “Il mio stadio è il Celeste“, ha detto, “Lì ho vissuto le emozioni più grandi. Purtroppo, non avrò la fortuna di sedere su quella panchina”. Tra Messina e Palermo è una sfida che forse arriva troppo presto, per i capricci del calendario, ma nel percorso di crescita della sua squadra, per l’allenatore dei peloritani, quella di domani sarà “una partita come le altre”.

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E’ un Sullo che, per carattere o per convinzione, non si fa condizionare dalle assenze e dalla indisponibilità di molti dei nuovi, appena arrivati in riva allo stretto e quindi non ancora integrati in quello che il tecnico definisce ancora “un gruppo di giocatori che deve crescere e diventare squadra” e, pur dando atto al Palermo di essere, insieme a Avellino, Bari e Catanzaro, una candidata alla vittoria del campionato, lancia il suo proclama: “Il Palermo è una squadra forte, ma si può battere“.

Del resto il suo Messina, anche se ha appeso davanti ai cancelli il cartello dei “Lavori in corso” è una squadra temibile, che sa già cosa fare in campo e che ha segnato ben sette gol, nelle due trasferte di Castellammare di Stabia, in Coppa Italia, e di Pagani, all’esordio in campionato. Col Palermo sarà diverso. Almeno ci auguriamo qui, all’ombra del Monte Pellegrino, da dove lo sguardo della Santuzza, nel giorno della sua festa sicuramente riuscirà a gettare uno sguardo benevolo per i rosanero fino allo stadio di Vibo.

Al Palermo, Sullo riconosce il merito di aver saputo reinvestire la plusvalenza della vendita di Lucca per costruire una squadra “che ha grande qualità in avanti e a centro del campo, una notevole capacità di possesso palla e di gestione dei calci da fermo”. Recuperati i due centrali Carillo e Celic, usciti per infortunio sabato scorso in casa della Paganese, l’allenatore campano non intende modificare, nonostante le assenze, l’assetto della squadra, schierata col 4-4-2. “In una squadra che prova ad avere un minimo di organizzazione iniziare alla seconda settimana di lavoro a cambiare perché manca un giocatore o si affronta una certa squadra non è possibile. Per cambiare bisogna prima trovare una identità di gioco, di squadra; fatto quello, ci potranno essere variazioni sul tema”.

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