Dallo champagne alla birretta: Il Palermo si sta calando nella categoria?

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Minuto 75 di Turris-Palermo, i rosanero sono avanti 2-1 sui padroni di casa. Mister Boscaglia decide di fare entrare in campo Peretti, che prende il posto di Rauti. C’è da soffrire, da tenere botta, da portare a casa una preziosa vittoria. Il resto conta zero. L’avversario non ha creato tanto durante la partita, trovando il gol del pari con un lampo a fine primo tempo.

Ma il Palermo ha saputo reagire subito, con il piglio di chi sa dire “non è successo niente, andiamola a vincere”. E allora non c’è nulla di male, ad un quarto d’ora dal termine, ad infoltire la fase difensiva e chiudersi “a riccio” con il solo scopo di fare passare i minuti. Perché una grande squadra deve sapere imporre il proprio gioco, ma deve anche sapere gestire i momenti della gara, capire quando è il caso di arretrare il baricentro, di fermarsi, rifiatare e attendere.

UN GIRONE FA…

Un girone fa, al termine della trasferta di Bisceglie, persa per 2-1 dai rosanero, Boscaglia aveva parlato di un Palermo non ancora in grado di “calarsi nella categoria”. I rosanero, secondo il tecnico, non avevano ancora dimostrato di essere una compagine “da serie C”. Che significassero realmente quelle parole, lo scopriamo forse adesso, dopo un girone.

Si dice infatti che, in determinati casi, si deve “sbattere la faccia” contro i problemi per capire cosa non va e porvi rimedio. Una squadra che si chiama “Palermo”, costruita con un organico avvezzo a calcare campi di categorie più prestigiose, si pensava forse che potesse permettersi di giocare un calcio frizzante, con un modulo spregiudicato che potesse esaltare le qualità di singoli elementi. Ma essere “squadra”, soprattutto in categorie inferiori, significa ben altro.

Un girone fa, dopo un solo punto in quattro partite, nella sconfitta di Bisceglie si registrava il primo gol stagionale dei rosanero, a firma Luperini. Un girone dopo, solo tra Bisceglie e Turris il Palermo ha fatto bottino pieno, con all’attivo ben cinque reti, di cui quattro realizzate da Lucca, che inizialmente pareva un oggetto smarrito.

Segno evidente del fatto che il definitivo cambio di modulo, ed il contemporaneo utilizzo di alcuni “vecchi saggi del pallone”, quali Santana e Martin, sta giovando e non poco alla compagine rosanero. Inoltre, se c’era qualcuno che pensava che una sola pedina proveniente dal mercato di riparazione non avrebbe alterato gli equilibri, è stato finora smentito dalle prestazioni di De Rose, l’uomo d’ordine che serviva per dettare i tempi nella zona nevralgica del campo.

L’IMPORTANTE È BRINDARE

Giusti gli elogi per lo spirito di sacrificio e l’impegno profuso per portare a casa i tre punti, resi pubblici anche dal mister al termine della meritata vittoria contro la Turris. Tuttavia, c’è da riconoscere che queste qualità si erano viste anche in altre occasioni, dove il risultato però era stato diverso. Probabilmente perché si provava troppo spesso a giocare un “calcio champagne”, poco consono alla categoria, quando forse un più modesto modello “birretta” sarebbe risultato da subito più indicato a solidificare il gruppo per affrontare un percorso lungo e tortuoso.


Adesso, comunque, è inutile piangere sull’alcool versato, da qualunque bevanda provenga. Ci auspichiamo anzi di poter brindare, dopo le vittorie contro Bisceglie e Turris, ad altri risultati positivi, a partire dalla prossima sfida contro il Catanzaro. All’andata i rosanero avevano ottenuto un punto “tutto cuore”. Se a questo si unirà adesso una ritrovata concretezza in termini di gioco e di gol, ne potremo vedere delle belle.

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