Palermo senza capo né coda. Le punte non servono, senza un gioco

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Houston, abbiamo un problema. A differenza dell’Apollo 13, di 50 anni fa, questo Palermo di problemi ne ha ben più di uno. Tanto che è difficile capire da quale partire.
Difetti di fabbrica, di progettazione e di costruzione, che alla prova del campo si vedono tutti.

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PROSEGUE IL PERIODO NEGATIVO PER IL PALERMO


Terza sconfitta in quattro partite, per la squadra di Boscaglia, che perde anche ogni attenuante possibile. Il primo gol segnato non attenua delusione e sconcerto per prestazioni estremamente insufficienti, che segnano una involuzione costante.
Come quell’Apollo, la missione del Palermo, che non era l’allunaggio, ma la lotta per la promozione in B, sembra già compromessa, dopo appena 4 giornate. Anzi, forse sarebbe il caso di cominciare a fare altri discorsi, viste le prestazioni di questa squadra. Che sembra peggiorare di partita in partita, mentre condizione fisica e affiatamento dovrebbero essere cresciuti.
Eppure, a Bisceglie, contro una squadra che avrebbe dovuto fare la Serie D, la presunta corazzata rosanero, come l’aveva definita l’allenatore avversario, il palermitano Bucaro, è affondata miseramente, mostrando una sconcertante incapacità di colpire e una fragilità che l’hanno esposta ai due mortiferi siluri dei nerazzurri pugliesi. Calcio semplice, elementare, quello del Bisceglie, che ha lasciato completamente ai rosanero il predominio territoriale, salvo colpire di rimessa, al 19mo e al 33mo, con Maimone da fuori area e con Mansur solo davanti a Pelagotti.

POCHI SPUNTI, A INIZIO MATCH, POI IL NULLA


Il Palermo, con la difesa a 4 e Odjer a impostare (parola grossa, questa), aveva cominciato bene, con una occasionissima per Luperini, già al primo minuto, ma il palermitano Priola aveva salvato sulla linea. Poi, la squadra di Boscaglia non ha costruito più nulla, tranne un paio di conclusioni dalla distanza. Poche idee e confuse del centrocampo a vocazione offensiva e nessun pallone utile per le due punte, Rauti e Lucca, totalmente ininfluenti là davanti, come Kanoutè. Ai difetti tecnici e tattici, si sono aggiunti quelli caratteriali: preso il gol, il Palermo non ha saputo reagire; si è buttato avanti, ma senza un filo logico, prestando il fianco al contropiede del due a zero dei padroni di casa, sostenuti dal pubblico ammesso sugli spalti dello stadio di Bisceglie. Attacco, centrocampo e difesa, non si è salvato nessuno. Nemmeno Boscaglia, perchè questa squadra non ha mostrato una idea di gioco. Con Martin in panchina, Odjer non ha mostrato alcuna intuizione per innescare le punte, che non hanno inciso neppure nella ripresa. L’ex Salernitana e Trapani, del resto, non è stato preso per questo.

SE MANCA IL GIOCO NON SERVONO LE PUNTE

Piano piano Boscaglia ha schierato tutti gli attaccanti disponibili, da Saraniti a Santana, che si è fatto notare per l’ammonizione subita e per un clamoroso gol fallito di testa, sulla linea di porta; neppure Floriano e Silipo, entrati a metà ripresa hanno acceso la luce; il giovane romano si è distinto per una incomprensibile e un po’ ridicola fascetta sui capelli, per il giallo al primo intervento e per un goffo controllo al limite dell’area avversaria. Ma è inutile avere una intera batteria di bocche da fuoco, se non le rifornisci di munizioni da sparare. Invece, i rosa non hanno costruito proprio nulla. Così, il Palermo ha facilitato al Bisceglie il controllo del risultato, senza sforzi apparenti per gli uomini di Bucaro, che hanno subito il gol di Luperini, il meno negativo dei rosanero, a cinque minuti dalla fine. I nerazzurri hanno subito disinnescato ogni velleità del Palermo di attuare un forcing finale per recuperare almeno il pari, portando in cascina la seconda vittoria in tre giorni, dopo il successo di Foggia. Il Palermo resta ultimo, con un punto, come Francavilla e Cavese, con la rabbia dei tifosi che diventa disperazione. Tutto sbagliato, tutto da rifare, avrebbe detto Gino Bartali.

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