Con Di Piazza va via il “miraggio” di una società unita, leale e gioiosa?

Non esattamente come un fulmine a ciel sereno, arrivano le dimissioni e la volontà di cedere le quote acquisite nel Palermo da parte di Tony Di Piazza

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Andiamo subito al sodo. È subito necessario premettere che senza disporre delle “risposte” a Di Piazza, da parte di Mirri e Sagramola, un quadro completo degli accadimenti non si può ancora avere. E’ chiaro però che, come dice Nanni Moretti, ”le parole sono importanti“ e lo sfogo di Di Piazza mostra quanto il malessere culminato con le sue dimissioni non sia frutto di un improvviso sbalzo d’umore.

LE CREPE SI PALESARONO PRESTO?

Certo non bisogna essere dei veri geni per asserire che l’atto di ieri tra Tony Di Piazza ed il Palermo di Dario Mirri non fosse un fulmine a ciel sereno. I segnali di una convivenza problematica e taciuta per “ragion di Stato” sono stati evidenti  già pochissime settimane dopo l’acquisizione del Palermo nel bando che  nel luglio del 2019 ha visto il Palermo andare a Mirri e Di Piazza. La prima grande occasione in cui si mostrarono le crepe del sodalizio si evidenziò in occasione della presentazione delle divise ufficiali della squadra a “Palazzo delle aquile”. L’ala “residenziale” della proprietà non ritenne opportuno rinviare e attendere tre giorni più tardi l’arrivo in città di Di Piazza dagli Stati Uniti, per consentirgli come vice presidente e numero 2 del club di comparire fiero nella foto ufficiale di squadra e società al completo. In quell’occasione non fu possibile neanche registrare la presenza di Paparesta. Uomo in loco, assolutamente presente in città al momento della presentazione e rappresentante diretto di Di Piazza a Palermo.  

Mirri e Di Piazza con Sagramola al via dell’avventura in rosanero

LE PAROLE AMARE DI TONY “L’AMERICANO”

Tornando però al tema corrente e nell’ attesa di ulteriori notizie e delle repliche del caso alle parole di Di Piazza qualche valutazione che genera perplessità si può fare. A molti per esempio, viene il dubbio che Di Piazza nel Palermo sia servito solo per rendere più solida la candidatura di Mirri al momento del bando. Ma da solo Mirri ce l’avrebbe mai fatta? Era un candidato forte o solo protetto? In merito non si possono avere certezze e ogni opinione sarebbe solo una indimostrabile illazione. Le dimissioni di Di Piazza e le sue parole (“su tantissime questioni relative al presente e soprattutto al futuro della società, che io immagino debba essere sempre più ambizioso, mi è stato impedito di dare il mio contributo non venendo mai preventivamente consultato”) sono però una chiara denuncia oltre che uno sfogo. Sono parole inequivocabili di chi fin dai primi passi del nuovo Palermo si sia sentito ignorato e bypassato sistematicamente.

NON E’ LA FATTORIA DEL “MULINO BIANCO”

Non sappiamo e non possiamo avere idea se perdere Di Piazza sia una cosa grave o apra a scenari ancora migliori. Appare chiara però nelle intenzioni di chi detiene il 60% delle azioni, l’esigenza di accentrare il potere decisionale relativo a tutte le strategie societarie. Certo è, che uno scossone così, nemmeno ad un anno della nascita di un sodalizio calcistico definito armonioso e unito fa sensazione. Smussa non poco quella idea forse eccessivamente romanzata di una proprietà locale unita e solidale. Una proprietà tutta “cuore, selfie e abbracci”, accolta con slogan di forzato pride locale del tipo: “Il Palermo ai Palermitani” e una immagine da “Mulino bianco” utopica. Questi sono poco più che vuoti orgogli peraltro mai storicamente sostenuti dall’acquisizione di reali risultati sportivi d’eccellenza. 

UNA SOCIETA’ TIPICA

Di certo quel manifesto di ostentata determinazione alla discontinuità, rispetto a certi comportamenti visti nel recente passato societario, forse solo dopo questo addio sembrano già venuti meno. Il Palermo è una società “tipica”. E con a capo, nell’ordine: un imprenditore che poi è un presidente e che poi è anche un tifoso, e non l’esatto contrario. Di positivo forse in questa vicenda c’è che si possa squarciare questa idea ipocrita e sognatrice di società mosse solo e soltanto da grandissimi impulsi d’amore. Non è cosi, non può esserlo. 

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