I siciliani chiedono: “A parti invertite, il Nord ci avrebbe aspettato?”

I siciliani sono stati sicuramente penalizzatati della decisioni prese dal Governo nel passaggio alla Fase 2, perché molte attività rimangono chiuse

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La conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Fase 2 ha lasciato l’amaro in bocca a tanti siciliani che avevano posto tante aspettative sui nuovi provvedimenti governativi. Sembrava dovessero essere indirizzati verso atteggiamenti più permissivi e favorevoli verso tante categorie commerciali. Invece bar, ristoranti, pasticceri, barbieri, parrucchieri ed estetisti hanno visto bruciate le loro speranze. Stando al dispositivo sciorinato da Conte due giorni fa, si può parlare di riapertura dal 1 giugno. Non solo, ma con limitazioni capestro, che pregiudicheranno sicuramente il tanto atteso riavvio.

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IN ITALIA UN TRATTAMENTO UGUALE IN TUTTE LE REGIONI

Il fatto è che nella Fase 2 non si tiene conto dei diversi stadi esistenti fra le emergenze sanitarie esistenti nelle regioni italiane, più genericamente fra Nord e Sud, lombardi e siciliani. La politica e le tante commissioni hanno deciso di uniformare i provvedimenti presi a tutta l’Italia. Senza tenere conto delle reali diversità esistenti e dei differenti stadi di pericolo. Così succede che regioni dove gli effetti del coronavirus sono limitatissimi, o anche assenti, devono subire i veti posti per altre, dove ancora ci sono pericolosi focolai, contagi e morti.

SICILIA PENALIZZATA

Da questo stato di cose i siciliani escono con le ossa rotte. Migliaia di famiglie rischiano di ridursi alla fame, e viene spontaneo chiedersi perché. Forse per aspettare che anche al Nord la situazione migliori? Giusy Savarino, una deputata regionale, nel porsi queste domande, dice: «Serpeggia in tanti un dubbio: ma in posizioni invertite, se la Lombardia avesse avuto i dati di contagi, di decessi, di guariti che ha la Sicilia, ci avrebbero aspettato? Questa è la domanda che pongo al presidente Conte e ai tanti deputati eletti al sud che lo sostengono».

NOI AL SUD VIVIAMO DI ALTRE REALTÀ LAVORATIVE

«Il popolo del Sud ─ continua la Savarino non ha le garanzie lavorative del Nord. Noi viviamo di turismo, di prodotti agricoli di qualità, di eccellenti vini, di artigianato, di piccole imprese che vogliono, devono, ripartire subito! Conte non può avere paura delle reazioni del potente Nord e così ammazzare economicamente il sud!».

IL SUD È STATO BRAVO

«La verità è che noi del Sud siamo stati bravi ─ aggiunge infine Giusy Savarino ─, che il governo Musumeci è stato bravo, che il popolo siciliano è stato bravo, ma non per questo possiamo morire agli arresti domiciliari. Per una volta vogliamo essere noi del sud volano dell’economia italiana e Conte non può negarcelo, ci faccia ripartire!». Avrà un seguito questa esortazione? O saranno parole al vento?


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