Nel mondo per ora c’è un interrogativo, e riguarda la Cina ed i cinesi: ci si può fidare di loro e dei loro numeri? La Cina è una nazione dove vige un rigido regime comunista che vive anche del controllo delle informazioni. Per questo è difficile stabilire fino a che punto le tante correzioni dei numeri di morti di Wuhan che si sono rincorse in questi giorni, siano realmente errori o insabbiamenti. Oppure se gli iniziali silenzi siano stati colposi o dolosi. È successo che dopo alcuni “aggiustamenti”, le autorità locali hanno “rivisto” ancora una volta i dati sui decessi di Covid-19 a Wuhan, e ne hanno aggiunti ben 1.290. Cioè il 50% in più di quelli che già si sapevano.
Che il bilancio dei morti in Cina fosse sottostimato si sapeva. Ma questa è una distorsione comune ad altri Paesi, perché dipende dai casi asintomatici che sfuggono ai test, ed al collasso degli ospedali nei focolai. A questo proposito, la giustificazione delle autorità cinesi è stata: «All’inizio dell’epidemia il rapido aumento dei pazienti ha sommerso il sistema sanitario delle città, rendendo difficile la raccolta dei dati». Adesso, dicono, per «un senso di responsabilità verso il popolo» hanno deciso di rivedere i dati. Ma a Wuhan monta il malcontento per la gestione iniziale dell’epidemia, per i silenzi, per i ritardi e per le censure.
Inoltre, in un rimpallo fra la Casa Bianca e anonimi 007, dagli Stati Uniti, a proposito del Covid-19 è rispuntata l’ipotesi del “laboratorio di Wuhan”. Non più in versione complotto, ma in quella più edulcorata dello scienziato infettatosi per errore. Di fatto a Wuhan ci sono due centri dove si maneggiano pipistrelli e virus letali. In merito a cosa possa essere realmente accaduto non esistono prove, e non ci sono inoltre notizie di incidenti, neppure ufficiose. E fino a quando non si troverà qualcosa, bisogna ritenere che Sars.Cov.2 sia naturale, passato all’uomo “in natura”. Addirittura, per contro, la propaganda cinese sostiene che il virus sia stato portato a Wuhan da un soldato americano, durante i Giochi mondiali militari dello scorso ottobre.
I fatti dimostrano che i ritardi e le sottovalutazioni non siano solo avvenuti in Cina, ma ci siano stati nel resto del mondo, anche in paesi liberali che hanno mandato messaggi ambigui ai cittadini. Nonostante ciò, sempre più governi chiedono a Pechino di fare chiarezza sugli inizi e sull’origine del virus. Forse un giorno si potrà sapere qualcosa in più. Oggi appare difficile.
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