Lo stabilimento della Fiat di Termini Imerese è stato chiuso nel novembre 2011. Da lì in poi vi è stato un valzer delle promesse mai mantenute e la struttura è ferma. La produzione di automobili, dopo la Fiat, non ha mai trovato reale attuazione. Ad oggi spunta una nuova possibilità legata anche al manifestarsi del covid-19. Secondo l’approfondimento fornito dal Il Sole 24 ore, l’impianto siciliano potrebbe cominciare a produrre dispositivi medici utilizzati per la lotta contro il virus.
L’ipotesi è partita da circa 20 giorni grazie al lavoro del presidente del distretto siciliano di Meccatronica, Antonello Mineo. La sua proposta è al vaglio dell’assessore regionale alle attività produttive, Mimmo Turano, e del direttore generale del dipartimento, Carmelo lo Frittita. L’obiettivo è quello di produrre mascherine, strumenti per l’ossigenazione e anche dei tamponi faringei.
Il progetto ha delle basi ben solide. All’interno dello stabilimento infatti sarebbero già presenti alcune delle macchine necessarie per avviare la produzione di questi strumenti, come le stampanti 3D e 5D. La proposta ha già trovato l’approvazione dei sindacati e della Blutec, azienda che ha rilevato lo stabilimento. La speranza è che tutte queste proposte vengano valutate sopratutto dal ministro dello sviluppo economico e da Domenico Arcuri. L’amministratore di Invitalia è attualmente, grazie alla nomina di Giuseppe Conte, il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus.
“Abbiamo le carte in regola per guardare oltre all’emergenza e intercettare le necessità del sistema sanitario della Sicilia. Non solo in termini di dispositivi ma anche di apparecchiature ad alta tecnologia”. Queste le parole del presidente Mineo ospite in una trasmissione di La7. Il numero uno di Meccatronica in Sicilia ha anche affermato che il progetto ha realmente delle possibilità per essere realizzato: “Lo stabilimento è di fatto già nella disponibilità di Invitalia e del ministero. A Termini vi sono tutte le condizioni per fare un grande investimento. In ogni caso qualsiasi misura non può non tenere conto delle peculiarità di quest’area“. Il futuro di circa 700 lavoratori in cassa integrazione e dell’intero territorio siciliano dipende solo da questo. L’industria che un tempo produceva automobili potrebbe trovare nuova linfa vitale nell’emergenza sanitaria.
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