Come per le cose “normali”, anche quanto attiene al Covid-19 subisce un’obsolescenza frenetica. Signori, è in arrivo l’autocertificazione digitale! Ad avere questa brillante idea è stato Cristian Pibia, 30enne cagliaritano programmatore in un call center.
È una webapp gratuita che permette, con pochi click, di creare un pdf con tutti i dati presenti nell’autocertificazione ufficiale così da ovviare – ad esempio – alla mancanza di una stampante in casa. In brevissimo tempo, già circa 70.000 utenti si sono registrati e hanno già mostrato il documento digitale ai controlli. L’autore ci tiene a precisare che l’applicazione funziona nel pieno rispetto della legge sulla privacy e che – una volta “costruito” il proprio documento – vi è la possibilità di inoltrarlo via email alle forze dell’ordine.
L’applicazione è un valido strumento proprio per le operazioni di controllo. La scansione di un barcode contenuto all’interno dell’autocertificazione digitale permette, infatti, il disbrigo delle pratiche in tempi assolutamenti irrisori. Cosa che favorisce un tempo di contatto fra le parti decisamente inferiore a quello standard. Prefetti, sindaci e operatori addetti al controllo delle autocertificazioni, non si sono ancora espressi ufficialmente in merito all’accettazione della modalità digitale di autoproduzione del testo. E neanche i vari decreti fin qui emanati hanno pronunciato alcunchè in merito.
L’autore della webapp, Cristian Pibia, ha così dichiarato al Corriere della Sera: «Molti operatori di polizia accettano la autocertificazione tramite la app, altri preferiscono fargliela compilare lì per lì sul posto. Quasi tutti gli addetti ai controlli però concordano sul fatto che la compilazione fisica al momento delle verifica comporta 10-15 minuti di lavoro e un maggior rischio di contagio sia per il cittadino che per chi controlla. In alcuni casi le forze dell’ordine procedono già con la vidimazione tramite la app. Ma sarebbe utile un chiarimento ufficiale da parte del Governo e dei prefetti».
Anche la Polizia, sentita dal Corriere in merito alla stessa questione, invita alla prudenza: «In attesa di elementi ufficiali, è difficile dire se una app può configurare veramente una firma digitale, equivalente a una firma fisica o a una Pec. L’autocertificazione andrebbe firmata davanti al pubblico ufficiale, se richiesta. Resta il dubbio se quella prodotta con la app sia davvero una firma valida legalmente. Se uno non si può stampare il modulo di autocertificazione, è sempre prudente ricopiarselo a mano , firmarlo e consegnarlo al momento dei controllo»
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