“Gentile collega, dato l’aggravarsi della situazione nella Nazione, necessita il tuo massimo contributo di presenza e di supplementare. Il Paese ha bisogno di te”. Questo il messaggio inviato agli operatori del call center Almaviva di via Cordova a Palermo, che in questo periodo di emergenza gestiscono il numero speciale 1500. Sembra quasi una chiamata alle armi. Ma, ci chiediamo, con quali dotazioni questi lavoratori vanno in “guerra”?
Sono circa 3000 i lavoratori del call center Almaviva di Palermo, che oltre al numero 1500 per il coronavirus si occupano di diverse commesse, tra cui Trenitalia, Tim, Sky, Wind. All’interno dei locali sono state installate delle colonnine con disinfettante simil amuchina, sono state intensificate le pulizie giornaliere e l’intero servizio sky è stato spostato in altra sede per diminuire il personale di via Cordova. Ma non basta, i lavoratori operano ugualmente a stretto contatto in locali piccoli e dal tetto basso, con sale mensa di 30-40 metri quadrati.
Ma il lavoro è lavoro e lo sanno bene gli impiegati di questo call center, dove tutti i lavoratori sono contrattualizzati a tempo indeterminato: “L’azienda dovrebbe mandarci in ferie – spiega a Palermo Live S.M. operatrice che preferisce restare anonima per evitare problemi a lavoro – e invece ci chiede straordinario. Se anche un solo collega risultasse infetto, e la cosa a mio avviso non è così peregrina, finiremmo per ammalarci tutti. Lavoriamo infatti in stanzoni dal tetto basso e molto vicini l’uno con l’altro. Per via del lavoro che facciamo non possiamo nemmeno portare mascherine perché altrimenti i clienti non ci sentirebbero e, parlando continuamente, il nostro alito e le gocce di saliva si propagano nell’ambiente che ci circonda. Ho famiglia – continua l’operatrice – mio marito non lavora, sono costretta a non assentarmi, ma mi sento un soldato chiamato alle armi e, ve lo dico sinceramente, ho molta paura”.
Una situazione più o meno analoga ad altri call center e a quella degli uffici pubblici che non sono stati attenzionati in nessuna ordinanza. All’agenzia delle entrate di Palermo, per esempio, ufficio aperto al pubblico e molto frequentato, il turno viene fatto fuori per evitare assembramenti. Ma l’aria respirata non è l’unico pericolo. Per citarne uno basti pensare al display per prendere il turno che viene toccato da mille mani ogni giorno.
Tanti gli appelli alla prudenza: chiusi teatri, scuole, cinema, stadi, sale gioco e di scommesse, ristoranti a mezzo servizio e con clienti a distanza di sicurezza. La domanda sorge spontanea: se è emergenza per tutti, perché i call center e gli uffici pubblici, invece, devono restare aperti?
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