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Non servono appelli, i tifosi sono 15 mila scarsi

Quattordicimilaseicentotre spettatori per la sfida tra i rosanero e il Roccella. Questo il dato ufficiale del pubblico per una partita non di cartello, ma che poteva essere decisiva, almeno per le sorti dell’allenatore Pergolizzi. Almeno, secondo gli umori della piazza. Pochi? Molti? Giusti? Dipende dai punti di vista, naturalmente. Affidiamoci ai numeri, che non mentono mai, anche se danno sempre degli spunti di riflessione. Con il San Tommaso, alla prima in casa, erano 16.735, ovvero duemila e trecento in più. Duemila spettatori che possono fare tutta la differenza del mondo, tra una passione trascinante che coinvolge il pubblico in una scalata vincente e una platea tiepida, addirittura in calo costante. Gli appelli di ultras, gruppi organizzati o meno, non sono finora riusciti a coinvolgere la gran massa di tifosi, che evidentemente preferisce le dirette di Eleven Sports o le radiocronache.

LA LIBERAZIONE

Un sostegno distaccato, in attesa di tempi e spettacoli migliori. Di quei sedicimila contro il San Tommaso scrissero i giornali e i siti di mezzo mondo, che mai avevano visto un pubblico del genere, in un campionato di quarta serie. E nemmeno in qualche stadio della nostra Serie A, addirittura. Era il pubblico che festeggiava il battesimo casalingo del club nato dalle ceneri del bistrattato e fallito Città di Palermo, insieme alla “Liberazione” dalle nefaste gestioni dell’ultimo Zamparini e dei suoi successori, inglesi e italiani.

NON SONO 5000

Il Palermo dei palermitani, con il socio di maggioranza e presidente in gradinata, uno dei sedicimila e rotti. Sembrava tornato lo spettacolo del Barbera dei tempi d’oro, del muro rosanero che da solo, poteva quasi vincere le partite, specie in Serie D, contro squadre abituate a giocare in campetti con poche centinaia di spettatori e perciò intimiditi da questo stadio e da questa gente, coi suoi colori, i suoi cori e il suo ruggito a spingere le azioni dei giocatori di casa.

Sembrava la risposta più eclatante alla provocazione, che era uno stimolo, che in agosto lanciò lo stesso Mirri, quando parlò di cinquemila veri tifosi del Palermo. No, non sono cinquemila, e nemmeno i novemila di media dell’ultimo torneo di B. Tantomeno, i trentatremila dell’anno del ritorno in A, nel 2004/5 o i 27.633 dell’anno dopo. Da quella prima gara casalinga è stato un calo continuo. Attenzione, in assoluto, quattordicimila spettatori per una gara di D non sono pochi, il Bari ne faceva poco più di diecimila e il Parma si è fermato a settemila.

SCETTICISMO CRESCENTE

I quattordicimila di Palermo sono parenti dei tredicimila che in media andavano allo stadio nell’ultimo, fallimentare, campionato di Serie A, quando la frattura tra tifoseria e Zamparini cominciò a farsi eclatante. È quel calo, che fa pensare, quel mancato coinvolgimento di massa, che sa tanto di crescente scetticismo. Soltanto le gare col Licata e col Savoia hanno smentito la tendenza al ribasso, per il resto il dato è stato in continua discesa, col minimo toccato nella sfida col Troina: 14.455 spettatori ufficiali.

ASPETTATIVE DELUSE

Tanti, dicevamo, se rapportati alla categoria, non quelli che ci si aspetterebbe per una tifoseria che vuol riappropriarsi dei suoi colori, della sua squadra e spingere i giocatori a tornare in categorie meno infernali della Serie D. Fa impressione vedere la Curva nord piena e colorata, mentre il resto degli spalti appare semivuoto, nonostante la chiusura dell’anello superiore della gradinata. Altro che fortino in grado di fare tremare le gambe agli avversari.

QUESTI SIAMO

E, allora, c’è da ritenere che questi sono i veri tifosi del Palermo, quattordicimila e poco più. Gli altri hanno sempre un motivo per disertare, che sia la protesta contro Zamparini, il caro-biglietti, la pioggia, il giorno di festa o il momento di difficoltà e di mancanza di risultati. Certamente, siamo in Serie D e lo spettacolo può non essere gradevole, per dei palati fini come quelli di tanti palermitani. Anche se questo non è molto vero, se ripensiamo agli undicimila di media del campionato di B vinto a suon di record dalla squadra di Iachini, con Dybala, Vazquez, Belotti, Sorrentino e via dicendo.

Tolti i quattordicimila e rotti fedelissimi, che vanno a tifare i rosa contro la Juventus o contro il Roccella, il pubblico di Palermo non è di quelli che spinge la squadra, ma vuole essere trascinato dai risultati o dal richiamo della grande squadra avversaria, la “strisciata” che porta in dote anche un bel numero di suoi sostenitori. Certamente, stona leggere tanti commenti di tifosi che chiedono alla squadra di fare di più, che invocano l’esonero dell’allenatore, che pretendono dalla società di spendere e, poi, non fanno il loro, non andando allo stadio. Una cosa è il legittimo diritto alla critica e un’altra disertare lo stadio. Gli appelli a riempire lo stadio, quest’anno sono sempre caduti nel vuoto. Col Licata c’erano 19.726 spettatori, ma duemila venivano dalla cittadina agrigentina. Tornare nel calcio che conta richiede il massimo sforzo di tutte le componenti: società, giocatori, allenatore e, appunto, tifosi. Siamo sicuri che questi ultimi stiano facendo il loro massimo? Quattordicimila può essere un buon numero o una quantità deludente, a seconda dal punto di vista, dicevamo. Ma quelli sono, rassegnamoci. Almeno, fino al prossimo Palermo-Juventus. Basta esserne consapevoli

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Stanislao Lauricina

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