Quando festeggiamo certe ricorrenze inevitabilmente affiorano ricordi che spesso ci riconducono alla nostra adolescenza. Il dieci gennaio del 1960 nasceva quasi per caso una trasmissione radiofonica che il suo creatore, Guglielmo Moretti, allora direttore del giornale radio RAI, mai avrebbe immaginato potesse essere cosi longeva. Stiamo parlando di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Di questo format radiofonico potrete conoscerne la storia in tutti i tg della emittente di stato che oggi celebrano l’evento.
Non staremo qui a ricordarvela o a elencarvi la marea di radiocronisti che ne hanno fatto parte ne di quelli che ancora la realizzano. Di ricordi volevamo parlarvi, di quei flashback che ognuno di noi conserva nella mente. Tanti di noi erano ragazzi che seguivano il calcio sognando di diventarne non protagonisti sul campo come accade ancora a molti bambini ma cronisti capaci di raccontare le fasi del gioco. Quel programma della domenica è stato per lungo tempo un traguardo da raggiungere con dei modelli, i radiocronisti, a cui ispirarsi.
Con la schedina del Totocalcio tra le dita si aspettava che iniziassero i collegamenti dai campi di gara. Roberto Bortoluzzi, storica voce dello studio centrale di “Tutto il calcio”, elencava i campi collegati, sei o sette complessivamente e dava la linea poco prima dell’inizio del secondo tempo solo per i risultati ed i marcatori. La domenica pomeriggio trascorreva dunque tra la speranza di tanti di azzeccare i pronostici della schedina ed il trepidare ad ogni gol della squadra del cuore.
Ogni giornalista a “Tutto il calcio” aveva un suo stile e nessuno somigliava all’altro. Tutti però avevano la capacità di descrivere le partite facendole vivere come se si fosse davanti ad un teleschermo ed era divertente guardare ciò che si era immaginato nelle prime immagini che giungevano in tv tramite 90° minuto. Non disdegnavamo certo di giocare al pallone con gli amici anche se il gioco preferito da molti era quello di imitare la voce e la cadenza dei vari Ameri, Ciotti, Provenzali o Ferretti.
In tanti della mia generazione sono cresciuti con questo modo di trascorrere la domenica, coltivando il sogno di diventare un giorno uno dei cronisti collegati. Raccontavamo nelle radio private partite di prima categoria o di Promozione e un po’ ci sentivamo dei piccoli Nicolò Carosio. Oggi il calcio è cambiato e i modi di seguirlo sono completamente diversi da qualche decennio fa. Ma quella trasmissione è ancora presente, mutata nella sua formula e nei suoi protagonisti, con opinionisti e bordocampisti.
E anche se è assolutamente fruibile la visione diretta degli eventi, ancora oggi “tutto il calcio” è seguito da tanti spettatori. Il segreto? Probabilmente sta nel fatto che il racconto alla radio riesce a regalare emozioni che la tv non può farci provare. Le azioni di gioco, quando non viste e ben descritte sono più belle di come effettivamente si svolgono perché ce le guardiamo nel nostro fantastico immaginario. Buon compleanno “tutto il calcio”, hai sessant’anni ma davvero non li dimostri. Avrai ancora lunga vita e continueremo a seguirti per vivere ancora il calcio con il sapore della fantasia dei tempi andati.
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