Vilardo e “Lampo sport”: le partite del Palermo in tempo (quasi) reale

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Probabilmente molti di voi non sanno chi sia Totò Vilardo, e non hanno mai sentito uno strillone gridare in via Ruggero Settimo, a Piazza Politeama o al Massimo: “Lampo Sport, lampooooo. La vittoria del Palermoooo!”. Stiamo parlando di un personaggio e di un giornale degli anni sessanta, e per farlo approfittiamo di un articolo di oggi di Carlo Brandaleone nel Giornale di Sicilia che racconta i fatti di quell’epoca per certi versi straordinaria.

NIENTE PARTITE IN TELEVISIONE E RADIO

Totò Vilardo

Oggi è difficile da immaginare, ma allora non c’erano né radiocronache e neppure telecronache. Per sapere i risultati delle partite occorreva aspettare il giorno dopo e leggerli nei giornali. Ma a Palermo c’era Totò Vilardo, un personaggio che per anni fu “il Palermo” rappresentandolo a tutti i livelli, da segretario a “general manager”. Fino a quando non rimediò una squalifica a vita per aver tentato di corrompere l’arbitro Concetto Lo Bello. Fu allore che Vilardo, che era un furbone, inventò “Lampo Sport”, un giornale che veniva stampato subito dopo la fine di ogni partita, e che puntualmente, dopo mezz’ora era in strada, e venduto da vocianti strilloni.

“LAMPO SPORT, LAMPOOOO. LA VITTORIA DEL PALERMO…”

Come era possibile? Racconta Brandaleone che Vilardo aveva un accordo con Giuseppe Siragusa, un ottimo giornalista sportivo dell’epoca, che preparava tre articoli generici, diversi per ogni esito possibile della partita dei rosanero. Ne scriveva uno per la vittoria, uno per il pareggio ed uno per la sconfitta. Bastava aggiungere nelle prime tre righe la sintesi che comprendeva il risultato e i marcatori, che venivano velocemente telefonati, ed il gioco era fatto. Il giornale raccontava quindi una partita fantasiosa tranne che nel risultato. Ma in tanti lo aspettavano, e andava regolarmente esaurito. Per inciso Totò Vilardo nell’ultima pagina aveva una rubrica “Orticaria rosanero”, con la quale prendeva per i fondelli i dirigenti del Palermo, con i quali non era in buoni rapporti, dopo l’estromissione dalla società. Quel favolosi anni sessanta…

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