Il tifo ai tempi del daspo. Rispetto delle regole o repressione indiscriminata?

Il tifo è un elemento imprescindibile del mondo del calcio

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Da tempo ormai, da anni, tifosi in prima linea, ultras e semplici tifosi hanno fatto conoscenza con un termine che in tema di avvenimenti sportivi divide, fa discutere e rappresenta lo spauracchio di qualsiasi tifoso che osi minimamente tenere comportamenti  personali,  diciamo più che “ vivaci”. Il DASPO, Cosa è il daspo?  Intanto è un acronimo che sta per Divieto di Accedere alle manifestazioni  SPOrtive.

Arena
Tifosi rosanero sugli spalti durante una trasferta

CONTROLLO O DIVIETO

Il Daspo, spiegato in pochissime parole, vieta al soggetto ritenuto pericoloso dalle autorità competenti di accedere in luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive.  Lungi dal fare valutazioni o scelte di campo sul tema, per il quale bisogna anzitutto avere una profonda conoscenza legislativa di ogni aspetto. Si possono comunque avere delle opinioni di ordine generale, nelle quali non si sceglie una parte, ma si prova in modo laico, ad analizzare il problema e l’uso di questo strumento. Che soprattutto negli ultimi tempi pare essere diventato una mannaia per eliminare o silenziare un fenomeno alla radice, più che comprenderlo.

EQUITA’ DI GIUDIZIO

La sensazione  che da equo mezzo e strumento di controllo e rispetto delle regole si sia trasformato in strumento di eliminazione indiscriminata del problema è tanta, in chi vede letteralmente sparire dagli spalti tifosi simbolo e di lungo corso. Una decapitazione di figure  carismatiche  ma anche di riferimento, soggetti spesso responsabili dei gruppi  organizzati e capaci di gestirli anche con buon senso.

USO STRUMENTALE DEL CONTROLLO?

Negli ultimi anni, nonostante la pressoché totale assenza di episodi realmente gravi che giustifichino tali provvedimenti, pare quasi che si voglia silenziare in modo irreparabile un mondo, una  cultura del tifo che a dire il vero ha anche pregi. Un microcosmo che troppo spesso viene demonizzato e ritenuto il centro di ogni problematica sociale riferita al mondo del calcio ed il suo indotto di passione popolare.

BUON SENSO ED EQUILIBRIO

Non si chiede l’impunità, ne di fare di uno stadio un mondo a parte nel quale reati e comportamenti prevaricanti e illeciti siano tollerabili e non punibili. Si chiede lo zelo dell’equità e dell’equilibrio. Un giudizio corretto  caso per caso, e non indiscriminato o insensibile a rettifiche e correzioni ex post. Se elementi sopravvenuti scaricano colpe e responsabilità dei soggetti colpiti dal provvedimento si deve provvedere a togliere una pena. I casi di daspo lunghissimi, con obbligo di firma, sono vari e mai o quasi è prevista la possibilità di revisione degli stessi. Qui non si vuole prendere una posizione o demonizzare nessuna delle parti in causa. Non si vuole affatto creare conflitto o sentimenti ostili verso leggi e tutori delle stesse o di giustificazione verso gli ultras.

DIALOGO E COMPRENSIONE

In linea generale si vuole generare un dibattito costruttivo. Un confronto che porti ad un atteggiamento maggiormente collaborativo e aperto fra le parti, tifo e mondo ultras e forze dell’ordine. Questo, forse, renderebbe  molto meno complicata la gestione dell’ordine pubblico durante eventi come le partite di calcio. Se non si ha la capacità di essere flessibili e di fare dei distinguo caso per caso, la forbice di incomprensione tra autorità e mondo del tifo non si ridurrà in tempi brevi. Il dialogo e la reciproca comprensione sono la sola strada per arrivare ad un corretto uso di sanzioni e concessioni. Il giusto provvedimento non genera ostilità o sentimenti  anti tutori della legge. Genera fiducia nella certezza di essere garantiti nell’equo giudizio e smorza toni e diffidenze. Colpire reiteratamente un fenomeno di passione e condivisione come il tifo organizzato, non è  educare al rispetto delle regole,  ma creare ancora più distanza . Non è mai la soluzione più intelligente.

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